A Ruby B. ha promesso cinque milioni per «fare la pazza». A Tarantini e Lavitola ha dato centinaia di migliaia di euro per tacere. In qualsiasi altro Paese, lo avrebbero già arrestato per inquinamento delle prove.
Marco Travaglio |
Insomma, un inquinamento probatorio dopo l'altro, col contorno di bonifici e contanti a decine di altre Papi Girls che presto saranno chiamate a testimoniare sui bungabunga di Arcore.
Generosamente, la Procura di Milano lo lascia a piede libero, risparmiandogli un trattamento che sarebbe normale, pressoché automatico, per qualsiasi altro indagato di prostituzione minorile e concussione ai danni di una Questura. Ed evita persino di ipotizzare la corruzione giudiziaria dei testimoni. Lui, anziché ringraziare, ringhia contro le solite toghe rosse eversive e golpiste. Ora viene fuori che pagava pure Gianpi Tarantini e Valter Lavitola, suggerendo al secondo di restarsene all'estero per sfuggire all'imminente mandato di cattura e brigando perché il primo si facesse assistere dal suo stesso avvocato.
I due, a differenza delle Olgettine, non sono testimoni: sono indagati per estorsione ai suoi danni. In qualunque altro Paese, se paghi un imputato perché al processo menta a tuo favore, per giunta nominandogli un avvocato di fiducia (tua, non sua), si chiama "ostruzione alla giustizia", con arresto immediato. Tuo e dell'avvocato. In Italia, invece, non è reato: diversamente da David Mills, testimone nei processi All Iberian e Guardia di Finanza, pagato con 600 mila euro perché - lo scrisse lui stesso al suo commercialista - "salvasse Mr B. da un mare di guai" giurando il falso, dunque colpevole di corruzione giudiziaria, gli indagati Lavitola e Tarantini hanno il diritto di mentire.
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