(ASCA) - Roma, 19 mag - L'ultimo grido dei senza voce: un suicidio al giorno in Italia tra i disoccupati con un record di casi per motivi economici. E' quanto emerge dal rapporto su ''Il suicidio in Italia ai tempi della crisi.
Caratteristiche, evoluzioni e tendenze'' diffuso oggi dall'Eures.
Sono stati 2.986 i suicidi commessi in Italia nel corso del 2009, con un aumento del 5,6% rispetto all'anno precedente (2.828 i casi nel 2008), invertendo la dinamica decrescente dell'ultimo biennio. L'incremento registrato investe sia la componente femminile della popolazione (+1,6%, con 643 casi rispetto ai 631 del 2008), sia soprattutto la componente maschile (+5,6%, passando da 2.197 a 2.343).
Conseguentemente, l'incidenza della componente maschile (78,5% contro il 21,5% di quella femminile) raggiunge nel 2009 il valore piu' alto mai registrato negli ultimi decenni, con un indice di mascolinita' pari a 364,4 suicidi compiuti da uomini ogni 100 femminili (si tratta anche in questo caso di un valore record). In costante aumento l'incidenza della componente maschile anche nei tentati suicidi: dopo il ''sorpasso'' avvenuto nel 2001, quando per la prima volta in Italia i tentati suicidi degli uomini hanno superato quelli delle donne (con il 50,2% dei casi contro il 49,8%), nel 2009 i tentati suicidi degli uomini rappresentano il 53,8% (contro il 46,2% femminile) e l'indice di mascolinita' ha raggiunto un valore record pari a 116,4.
Cio' che sembra caratterizzare il fenomeno suicidario nel 2009, evidenzia il rapporto, e' la sua forte interdipendenza con la crisi economico-occupazionale: sono stati infatti 357 i suicidi compiuti da disoccupati nel 2009, con una crescita del 37,3% rispetto ai 260 casi del 2008 (sono stati 270 nel 2007, 275 nel 2006 e 281 nel 2005), generalmente compiuti da persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valori assoluti, pari al 76%, a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione). Anche in termini relativi appare evidente come il lavoro costituisca un vero e proprio discrimine nella lettura del fenomeno suicidario: nel 2009 si registrano infatti ben 18,4 suicidi ogni 100 mila disoccupati (il valore sale a 30,3 tra gli uomini a fronte di 5,7 tra le donne), contro 4,1 suicidi tra gli occupati (6 tra gli uomini e 1,4 tra le donne), confermando la centralita' del lavoro nella possibilita' di costruire e/o di portare avanti un progetto di vita, soprattutto nella componente maschile della popolazione. Un ulteriore indicatore del rapporto diretto tra il fenomeno suicidario e la crisi e' rappresentato dal numero dei suicidi per ragioni economiche (al di la' di quanto sia effettivamente possibile stabilire una lettura univoca del ''movente''), che raggiungono proprio nel 2009 il valore piu' alto degli ultimi decenni (198 casi, con una crescita del 32% rispetto ai 150 casi del 2008 e del 67,8% rispetto ai 118 casi del 2007).
All'interno di un fenomeno declinato sempre piu' al maschile, le differenze di genere piu' significative si riscontrano in relazione allo stato civile: considerando i dati relativi al 2009 (confermati anche nel 2000 e nel 1990), sono infatti i vedovi a registrare lo scarto piu' elevato, con un indice di suicidi tra gli uomini (37,6 ogni 100 mila abitanti), dieci volte superiore a quello femminile (3,6 ogni 100 mila vedove).
asca.it/
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