Con la manovra «i Comuni sono alla frutta» e «sono in discussione i servizi essenziali». Lo ha detto il sindaco di Torino Piero Fassino, parlando con i giornalisti della manovra economica sulla quale si prevede che il Governo chieda la fiducia, a margine di un convegno sul federalismo organizzato a Firenze dal Pd e dal titolo «Innovare il Paese. L'Italia intera. Le nostre idee per il federalismo», al quale partecipa anche il segretario Pierluigi Bersani.
«SONO A RISCHIO I SERVIZI ESSENZIALI». «Sono dieci anni», ha aggiunto Fassino, «che il risanamento dei conti è a carico degli enti locali, su cui sono stati caricati tutti i costi del rientro. Non è più possibile andare avanti così: i Comuni sono alla frutta. Sono in discussione i servizi essenziali, oppure saranno molto più cari e questo va comunque a danno dei cittadini».
Secondo Fassino «a rischio c'è in primo luogo la sanità, anche per le Regioni più virtuose, poi i trasporti, gli asili nido, le politiche per la cultura e l'integrazione».
«IL GOVERNO IGNORA GLI SFORZI DEI COMUNI». «A Roma», ha concluso Fassino, «non si rendono conto di come si governano i Comuni, ma basterebbe che si alzassero dalla scrivania e facessero per cinque minuti i sindaci per capire quali sono le difficoltà reali».
Pier Luigi Bersani: «Una botta micidiale»
«Innescano una bomba a orologeria», ha rincarato la dose il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani intervenuto a sua volta al convegno di Firenze sul federalismo, «che scoppierà in mano a non si sa chi».Bersani ha criticato l'intenzione del Governo di porre la fiducia sulla manovra e ha calcolato: «Si pensa di tagliare 10 miliardi ai sistemi locali dopo averne tagliati altrettanti in questi due anni. Vuol dire su sanità e servizi un peso insostenibile» e la manovra è perciò «inaccettabile sotto il profilo sociale».
«SOLO SPECCHI PER LE ALLODOLE». Bersani ha poi sottolineato: «Si buttano in giro specchietti per le allodole, come i Suv e queste cose simpatiche», ha detto Bersani, «ma questa è una botta micidiale».
Anche per il federalismo: «Non vedo come si possa parlare di federalismo. Qua c'è la tomba delle autonomie», ha dichiarato. E «al di là del tema delle autonomie stiamo parlando di servizi e tasse. Lo Stato, il governo e Tremonti se vuol mettere delle tasse le metta lui e non costringa i sindaci ad arrabattarsi».
«SOLO TAGLI E NESSUN RILANCIO». Per Bersani «non c'è una misura che sia di stimolo. Solo tagli». E ancora: «Una manovra come questa è ulteriormente recessiva. Diminuiranno i consumi e la produzione, già debole, non può rafforzarsi».
Vasco Errani: «Serve un'operazione-verità»
Sulla manovra del Governo serve una «operazione verità» e «il presidente del Consiglio deve dire ai cittadini italiani quali servizi la Repubblica italiana è in grado di assicurare: è un colpo pesantissimo peraltro a chi è più debole».Lo ha detto Vasco Errani, presidente della Conferenza delle regioni e governatore dell'Emilia-Romagna, a margine del convegno fiorentino del Pd sul federalismo.
«NESSUNA MISURA PER DONNE E LAVORO». «In questa manovra non c'è alcun segnale di sostegno alla crescita», ha aggiunto Errani, ma «il problema in questo Paese sono le politiche del lavoro, per le donne, per i disoccupati. Su questo, non c'è niente. Dopodiché si fa un intervento pesantissimo sulle Regioni e gli enti territoriali, ma il problema non sono le Regioni o i Comuni, sono i servizi».
«Non c'è strategia», ha continuato, precisando: «Intendiamo parlare con il Governo, siamo pronti a confrontarci sulla manovra, a far parte di uno sforzo comune, ma bisogna dire qual è la direzione di marcia».
«LA SPESA SOCIALE SI RIDUCE DI CONTINUO». «Tra i Paesi Ocse», ha ricordato Errani, «siamo al penultimo posto per la spesa sociale. C'è il problema della spesa pubblica, certamente, ma nel 2008 c'erano 2,4 miliardi destinati alla spesa sociale, nel 2011 500 milioni, nel 2012 ne sono previsti 300. Nel 2014 zero. Questo è un intervento insostenibile per i cittadini».
«Il 30 giugno», ha concluso, «in conferenza delle Regioni abbiamo dato un primo giudizio, che è unanime e di forte preoccupazione rispetto a una politica che va in direzione oggettivamente opposta alle scelte che con l'altra mano si finge di fare quando si parla di federalismo fiscale».
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