giovedì 9 giugno 2011

Fisco per fiasco:Dall'aliquota unica all'Irap: le promesse disattese del Cav.

Il premier Silvio Berlusconi ha promesso una manovra da 40-45 miliardi, da qui al 2014, per raggiungere il pareggio di bilancio. Ma il sogno di un fisco meno oppressore appare irraggiungibile, col un debito pubblico vicino al 120% del Pil.
Non è la prima volta, d'altronde, che il presidente del Consiglio promette tagli, agevolazioni o riduzioni di imposte che poi non riesce a mantenere. La prima «fissa» del Cavaliere era l'aliquota unica al 33%, ma il governo cadde subito e non se ne fece nulla.

Nel 2001, il premier tornò al potere e stavolta le aliquote divennero due, una al 23 e l'altra al 33%. Ne venne fuori una legge delega che non trovò mai applicazione concreta. Nel 2004 ci fu la parentesi di Domenico Siniscalco che prese il posto di Tremonti all'Economia: ci fu un taglio dell'Irpef ma le aliquote rimasero intatte e aumentarono in modo considerevole tariffe e imposte locali.

Nel 2006 fu la volta del quoziente familiare, ossia l'agevolazione fiscale che tiene conto dei componenti del nucleo a carico del contribuente. Berlusconi la promise agli italiani, ma vinse Romano Prodi e non se ne fece nulla.

Come dimenticare l'Irap? «Quella tassa farà una brutta fine», aveva detto il Cav. Ma il pesante balzello invece è ancora lì. E come dimenticare la grande promessa del 2008 in merito all'abolizione del bollo su auto e moto? Nulla.

Tirando le somme, il Cavaliere aveva promesso una graduale diminuzione della pressione fiscale fin sotto il 40% del Pil. E invece siamo al 43,5%, un record assoluto che ci pone al terzo posto nel mondo.09 Giugno 2011

lettera43.it/dall-aliquota-unica-all-irap-le-promesse-disattese-del-cav

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