giovedì 9 giugno 2011

'NDRANGHETA,151 ARRESTATI. NAPOLI, BACIO DEL BOSS

 09 Giugno 2011               
TORINO -  I cellulari non bastavano: erano così numerosi i boss e i picciotti che per portarli in carcere li hanno caricati sui pullman.

Il blitz scattato all’alba di ieri dopo cinque anni di un’indagine complessa partita dalle dichiarazioni di un pentito che danno la misura dell’infiltrazione mafiosa nel tessuto sociale ed economico di Torino: 151 arresti, quasi tutti nel capoluogo piemontese, alcuni nel Milanese e a Modena, 8 nella Locride.
Varie le accuse: associazione mafiosa, traffico di droga, usura, trasferimento fraudolento di valori. Mentre 1300 carabinieri portavano a termine l’operazione, coordinata dal procuratore capo Gian Carlo Caselli, la Guardia di finanza e lo Scico di Roma eseguivano il sequestro dei beni: 127 tra ville, appartamenti e terreni, 10 aziende, cassette di sicurezza, più di 200 conti correnti.Valore totale, 117 milioni di euro.

«Dopo la Lombardia, con questa operazione in Piemonte si ricostruisce la mappa della struttura della ‘ndrangheta, con una presenza al Nord sempre più avvolgente» ha detto il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Nella Torino ritratta nelle migliaia di pagine delle ordinanze di custodia cautelare mancano solo i fichi d’india: per il resto sembra una filiale della Locride. I 138 filmati girati dai carabinieri in 5 anni mostrano incontri tra affiliati, perfino a funerali e a comunioni, baci e brindisi per suggellare accordi.

Undici le cellule della ’ndrangheta individuate a Torino: tutte prendono ordini dalla Calabria. «Il risvolto più inquietante è l’intreccio tra mafia e politica» ha detto Caselli. Favori in cambio di voti, soldi, appoggi, promesse di appalti, un labririnto di intrecci che ha dato il nome all’operazione, Minotauro. Tra gli arrestati c’è anche l’ex sindaco di Leinì, Nevio Coral, suocero dell’assessore regionale Caterina Ferrero, dimissionaria perché coinvolta nello scandalo della sanità piemontese.

NAPOLI, IL BACIO DEL BOSS
Arresto spettacolare, quello di Napoli,
anche per quello che è avvenuto alle porte della Questura, poco prima del trasferimento in carcere degli arrestati. Tra la folla di giornalisti e fotografi che aspettavano Amato e D'Agnese, sono arrivati quattro ventenni che hanno spiegato ai poliziotti: «Vogliamo solo salutarli, non li vediamo da due anni». A nulla è servito l'intervento degli agenti: uno dei quattro è riuscito ad abbracciare e baciare D'Agnese sulle labbra. Il gesto, secondo i codici della camorra, rappresenterebbe un invito a non parlare.


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