venerdì 24 giugno 2011

COSTI DELLA POLITICA- Tremonti ci dà un taglio.Tutti gli interventi della manovra da 43 miliardi

Razionalizzazione, adeguamento, riduzione. Tremonti ha deciso di dare una sforbiciata ai costi della politica che incidono pesantemente sulle casse dello Stato. Un’azione che ora rischia invece di mettere in discussione i privilegi dei peones di turno. Lo aveva annunciato alla festa nazionale della Cisl a Levico Terme il 12 giugno scorso cogliendo tutti di sorpresa. E lasciando immaginare, che come spesso in questi casi, i tempi dalle parole ai fatti sarebbero stati piuttosto lunghi. E invece il ministro ha voluto sorprendere tutti e per rendere credibile l’azione dell’Esecutivo si è rimboccato le maniche, ha messo mano alla penna e ha vergato una per una le voci da cui iniziare il cammino virtuoso del “risparmio”.

NON SUPEARE LA MEDIA EUROPEA.
Il titolare di via XX Settembre inizia così ad attuare, con un ddl diviso in sette articoli, la nuova politica del governo dei tagli. Come ha spiegato Sergio Rizzo su Il Corriere della sera (in possesso del documento ufficiale) dalle prossime elezioni o dalle prossime nomine, tutti i compensi pubblici (compresi quelli dei deputati e delle cariche elettive locali, ma escluso il capo dello Stato), non potranno superare quelli della media europea. Basta con l’uso incondizionato degli aerei blu: i voli di Stato potranno essere utilizzati solo dal presidente della Repubblica, dal premier e dai presidenti delle Camere.

STOP AI VITALIZI E VOTO UNIFICATO.
Ogni altra eccezione dovrà essere autorizzata. Stop anche a benefit e vitalizi, escluso il Capo dello Stato dopo la scadenza del suo incarico. Previsti  pure tagli, la cui percentuale non è stata ancora fissata, alle dotazioni di Camera, Senato e presidenza del Consiglio, oltre che ai partiti politici.
Ultima voce di razionalizzazione è l’istituzione dell’”election day” secondo cui, a decorrere dal 2012, le consultazioni elettorali e referendarie devono essere accorpate in un unico fine settimana.

Il dossier sui trattamenti economici
Certo, soprattutto alla voce adeguamento Italia-Europa la situazione non è proprio confortante. A Sfogliare, come ha fatto in esclusiva La Stampa, le 33 pagine e gli otto capitoli di un dossier riservato sul trattamento economico dei deputati di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Parlamento Europeo, emerge subito infatti che i nostri onorevoli percepiscono un vitalizio all’incirca triplo rispetto a quello dei loro colleghi europei.

ADEGUAMENTO AL PALO.
Anche alla voce indennità, spese di viaggio, rimborso sanitario e segreteria la situazione non sembra migliore. Più degli stipendi d’oro e dei vari benefit, però, a pesare di più sono i vitalizi. Ossia le pensioni che ogni parlamentare che abbia timbrato almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno di legislatura, si mette in tasca una volta raggiunti i 65 anni e per le quali anche il Pd ha intenzione di chiedere la soppressione. E se si considera che nel Parlamento in carica, circa 300 onorevoli di prima nomina raggiungeranno questo obiettivo nell’ottobre 2012,  diventa abbastanza chiaro come l’idea di tagliare adesso questo privilegio possa essere abbastanza doloroso.

VITALIZI PER SENATORI E DEPUTATI.
Attualmente i deputati riceve un vitalizio a partire dal 65° anno di età. Il limite di età diminuisce fino al 60° anno di età in relazione agli anni di mandato parlamentare svolti e l'importo dell'assegno varia da un minimo del 25% a un massimo dell'80% dell'indennità parlamentare, a seconda degli anni di mandato parlamentare. I senatori, invece, versano una quota dell'8,6%, pari ora 1.032,51 euro, piu il 2,15%, come quota aggiuntiva per la reversibilità, pari a 258,13 euro, della  propria indennità lorda, che viene accantonata per il pagamento degli assegni vitalizi, come previsto da un apposito Regolamento approvato dal consiglio di Presidenza.

Il confronto europeo
Certo i benefit per i politici travalicano anche i confini nazionali: ovunque il diritto al vitalizio matura tra il 60˚ e il 67˚ anno di età. In Italia, a fronte di un contributo mensile di 1.006 euro netti, dopo 5 anni di mandato si maturano 2.486 euro lordi, che diventano 4.973 dopo due legislature e 7.460 con 15 anni di mandato alle spalle. In Francia ad esempio non è previsto un limite minimo di mandato, da nuove disposizioni è previsto un contributo di 787 euro al mese, che in caso di pensione complementare facoltativa sale a 1.181 euro. Ma dopo 5 anni di mandato si ottengono 780 euro al mese, 1.500 dopo 10 anni fino a raggiungere un massimo di 6.300 euro, se si hanno 41 annualità di servizio.

IL CASO GERMANIA E UK.
I deputati del Bundestag a Berlino non versano alcun contributo e prendono 961 euro dopo 5 anni, 1.917 dopo 10 e 2.883 euro al 15˚ anno. In Gran Bretagna, invece, a contributo variabile corrisponde un assegno mensile differente: versando 374 euro ne ritornano 530 al mese con 5 anni di mandato, che raddoppiano a 1.060 con 10 anni e triplicano a 1.590 con 15 anni. Passando da un contributo medio di 501 euro al mese, con rispettive perequazioni del vitalizio, si arriva fino a poter versare 755 euro al mese per averne 794, 1.588 o un massimo di 2.381 euro con 15 anni di mandato.
Venerdì, 24 Giugno 2011

lettera43.it/tremonti-tremens

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