La volata finale verso la definitiva impunità a Berlusocni inizia alle 9 e 30 a Montecitorio. Pdl, Lega e Responsabili puntano dritto sull'articolo tre: quello che prevede tagli della prescrizione per gli incensurati. Il Cavaliere è fiducioso e lo ribadito in nottata in colloquio con 22 selezionatissimi giornalisti stranieri
L’ostruzionismo funziona, ma rallenta solo quella che ormai sembra una marcia inesorabile verso l’approvazione del processo breve. I tempi si sono solo leggermente dilatati, tanto che questa mattina l’aula ricomincerà dall’ultima manciata di emendamenti sull’articolo 3, quello che è più caro al presidente del Consiglio, quello sulla prescrizione breve. Quello che, secondo Angelino Alfano, in realtà inciderà solo sull’0,2% dei processi in corso e che ha costretto Pierfedinando Casini a replicare in modo beffardo e spietato: “E allora perché lo volete?”.
La scorsa notte è finita in rissa alla Camera. Roberto Giachetti, mago dei regolamenti parlamentari e “guastatore” Pd, ha messo in atto una serie di manovre ostruzionistiche che hanno rallentato in modo sostanziale i voti sugli emendamenti, ma alla fine chi ci ha rimesso è stata Rosy Bindi (alla presidenza dell’aula durante la notte) che è stata pesantemente contestata dalla maggioranza per aver dato spazio a brevi interventi non previsti dell’opposizione. La Bindi, infatti, aveva concesso – sempre all’opposizione – di parlare 15 secondi ciascuno, malgrado si fossero già esauriti i tempi di discussione a titolo personale. “Lei ha annullato il contingentamento !” l’ha accusata Fabrizio Cicchitto. Anche tra le fila del Pd l’hanno passata per le armi: “Non conosci il regolamento”, le ha urlato ad un certo punto lo stesso Giachetti.
Tensione da ora tarda e nervi scossi. Alla fine di un’estenuante battibecco, è stato deciso di riaggiornare l’ordine dei lavori a una riunione dei capigruppo di questa mattina che sarà quasi un banco di prova di fair play tra maggioranza e opposizioni dopo i forti dissapori di questi giorni. Comunque, qualunque cosa venga decisa non potrà cambiare molto; i tempi contingentati non perdonano e già ieri sera le opposizioni avevano finito anche i secondi a loro disposizione. E’ più che probabile, quindi, che oggi la discussione vada avanti in modo più spedito, anche se sul dibattito pesa l’incognita di un unico voto segreto concesso dal presidente Fini proprio su un emendamento dell’Idv sull’articolo 3 e che nel Pd avevano sperato di poter votare all’ultimo tuffo durante la notte, per cogliere di sorpresa – e sulla stanchezza – qualche pidiellino più stanco. Non è andata così.
Oggi, dunque, il via al rush finale. Tanto scontato da aver indotto il Cavaliere, ieri sera a cena con 22 abbottonatissimi giornalisti delle più prestigiose testate mondiali, a sfoderare il consueto ottimismo: “Andrà tutto bene, teniamo alla grande”. E riguardo ai suoi processi: “Sono solo montature eversive”. E dopo aver candidato, senza pudore alcuno, Gianni Letta al Quirinale (“Io non ci andrò…”, ha commentato rassegnato), ha tranquillizzato i presenti anche sulla tenuta del Pdl, bollando la balcanizzazione del partito come semplici scosse telluriche dovute “a problemi con gli ex di An”.
Oggi, intanto, alle 14 – quindi durante una pausa dei lavori dell’aula – si terrà il consiglio dei ministri dove Tremonti ha intenzione di presentare la Def, la decisione di economia e finanza pubblica (il nuovo documento di previsione economico-finanziaria che sostituisce il vecchio Dpef) che sarà poi presentata a Bruxelles. Già ieri sera diversi ministri senza portafoglio erano entrati in fibrillazione per i rischi di tagli per i loro settori di competenza. Secondo indiscrezioni della tarda serata di ieri, il ministro dell’Economia avrebbe intenzione di fissare criteri molto rigidi in merito alle previsioni di spesa, cosa che avrebbe mandato su tutte le furie alcuni ministri che hanno annunciato “battaglia” all’interno del governo. La tensione, dunque è alle stelle, tant’è che ieri notte in Transatlantico uno dei primi ministri a lamentarsi del rischio tagli è stata Maria Stella Gelmini che si è sfogata con i suoi dicendo di non voler tagliare nulla per la scuola. “Diteglielo a Tremonti, che se le cose stanno così io in aula non ci vengo più…”. Un nuovo elemento di tensione che, comunque, non sembra destinato ad intaccare la via del processo breve verso l’approvazione.
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