Il ministro leghista contrario alla giornata di riposo prevista per festeggiare i 150 anni dell'unità nazionale: "In un periodo di crisi, meglio non stare a casa". Veltroni: "Fermarsi è necessario, ma sarebbe stato meglio coinvolgere sindacati e Confindustria
ROMA - Roberto Calderoli è contrario alla chiusura degli uffici il 17 marzo, giorno dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. "In un periodo di crisi come quello attuale - ha detto il ministro leghista - meglio festeggiare lavorando piuttosto che stando a casa". Per Calderoli "la chiusura degli uffici pubblici porterebbe a danni per miliardi di euro" che ricadrebbero direttamente sulle attività lavorative private. A preoccupare il ministro della Semplificazione anche le possibilità di "ponte" che verrebbero a crearsi conseguentemente al giorno perso. Domani in Consiglio dei ministri si discuterà proprio dei festeggiamenti del 17 marzo e sull'eventuale chiusura o meno degli uffici pubblici.
Le parole di Calderoli fanno seguito a quelle del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che alcune settimane fa aveva espresso dubbi 1 sull'opportunità di chiudere i luoghi di lavoro in occasione dell'anniversario e che oggi ha ribadito come "in un momento come questo un onere di 4 mld di euro per le imprese non è forse la cosa migliore per la loro crescita". Ospite del Mobility Conference di Milano la Marcegaglia ha invitato a festeggiare "creando momenti di aggregazione e celebrazione sia nelle aziende che nelle scuole senza restare a casa".
Un invito alla sobrietà è arrivato anche da Giuliano Amato, presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, "mi piacerebbe che la festa fosse celebrata da un'Italia sobria, che lavora e fa l'anniversario piuttosto che un'Italia che se ne va in vacanza". Amato pensa anche all'eventuale chiusura delle scuole: "per i ragazzi è meglio celebrare la festa a scuola piuttosto che a dormire o andare a zonzo". Dopo i ragazzi, passa agli adulti, "Diciamo la verità, sarebbe stato il primo giorno di un lungo ponte, avremmo celebrato non l'unità d'Italia ma l'unico ponte del 2011, e forse il ricordo del risorgimento sarebbe stato più blando".
Per Walter Veltroni (Pd), intervenuto ad Agorà su Rai Tre, il 17 marzo "fermarsi è necessario, perché ritrovarsi italiani è una cosa bella per il Paese". Anche se Veltroni riconosce come una festività cosi importante "andasse discussa prima con Confindustria e sindacati".
Anche Silvana Mura (Idv) ha risposto all'invito di Calderoli a non fermarsi il 17 marzo. "Da parte della Lega continua a persistere una sorta di resistenza passiva nei confronti del centocinquantenario dell'Unità d'Italia" ha affermato la Mura che poi ha precisato come "tirare in ballo la crisi e eventuali ponti siano solo argomentazioni strumentali per sminuire l'importanza della festività".
(08 febbraio 2011)
repubblica.it/economia
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