martedì 8 febbraio 2011

Sindrome dei Balcani, la dottoressa Gatti: "A Quirra smaschererò il killer che uccide militari e civili"

“Le nanoparticelle non sono né di destra né di sinistra”. Detto con altre parole: il pulviscolo sprigionato dall’impatto di un proiettile all’uranio impoverito (UI) sulla corazza di carro armato può diventare un'arma letale che uccide dopo atroci sofferenze e senza pietà. Ecco perché Maria Antonietta Gatti, la responsabile del laboratorio dei biomateriali del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Modena e Reggio Emilia che sta indagando, su richiesta della Procura di Lanusei e della Squadra Mobile di Nuoro, sull’altissima percentuale di tumori riscontrati nell’area del poligono di Quirra (tumori e linfomi + 28% fra gli uomini e + 12% fra le donne) non se la sente di addossare la colpa (“tutta da accertare”) su qualcuno in particolare.
Secondo la studiosa, prima di urlare all’untore, è meglio smascherare chi è il killer che sta rendendo la vita impossibile in una delle aree più affascinanti dell’Isola. “Nella commissione parlamentare “uranio impoverito” ho dichiarato che nei tessuti patologici dei soldati non ho mai rinvenuto sostanze radioattive”, commenta la dottoressa Gatti. Che poi aggiunge: “Ma è altrettanto evidente che l’esplosione di un ordigno sprigiona un aerosol che posandosi sulle piante e sul terreno circostante può andare, se ingerito o respirato, nel circolo sanguigno e danneggiare così un organismo”. Secondo la scienziata ad essere pericoloso per la salute non è tanto l’UI (“è il mandante”) bensì l’ “inquinamento bellico”: “Quando un proiettile all’UI impatta con un mezzo corazzato produce una temperatura pari a 3000 gradi celsius, un’evaporazione che genera il micidiale aerosol. Più alta è la temperatura più sottili sono le polveri metalliche che si creano”.
Un pulviscolo così fine (“nanoparticelle non più grandi di un micron”) che non si accontenta di allocarsi “solo” nei polmoni ma che si addentra attraverso vasi e arterie in tutto il corpo dando origine “a leucemia, se raggiunge il midollo spinale, a linfomi, se aggredisce i linfonodi”, ha spiegato la Gatti. Molti quotidiani, anche europei, stanno manifestando un particolare interesse per le investigazioni che la scienziata sta effettuando in Sardegna. In particolare, aspettano di conoscere il contenuto della relazione che la dottoressa Gatti consegnerà al procuratore della Repubblica di Lanusei Domenico Fiordalisi (che ha posto sotto sequestro una discarica con pezzi di camion militari e di carri armati nel Poligono) . Un interesse che sta condividendo anche Pier Gian Piero Scanu, sardo, deputato del Pd, uno dei membri della commissione d'inchiesta sull'UI.
“Sulla controversa vicenda - spiega Scanu - ho presentato al Senato e alla Camera una mozione per chiedere la temporanea sospensione delle esercitazioni, per consentire all’Istituto Superiore della Sanità di eseguire le indagini epidemiologiche, i carotaggi, le valutazioni e tutte le ricerche necessarie. Stiamo aspettando che il parlamento si esprima”. I soldati di molte nazioni che si sono esercitati “nel poligono di Quirra e gli abitanti dell’Ogliastra attendono con ansia l’esito delle indagini della Gatti e le risoluzioni del Parlamento”, spiega Luca Comellini, segretario del Partito dei militari (Pdm). Intanto, il tam tam dei media ha generato allarme anche in aree della Sardegna distanti da Quirra: Capo Frasca (Or) e Capo Teulada (Ca) in primis.
 7 febbraio 2011
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