Il greggio torna ai livelli di due anni fa sulla scia della tensione in Egitto. La differenza, rispetto al 2008 è che il prezzo del greggio trattato all'Ice di Londra (il Brent) è più alto di quello scambiato a New York (il Wti). Oltre 10 dollari in più, stando ai prezzi alla chiusura dei mercati asiatici, che indicano il primo a 101,53 dollari mentre il contratto per consegna marzo del Wti si attesta sui 90,59 dollari. Normalmente lo spread è inverso. Il Wti viene scambiato a un prezzo superiore in ragione della maggiore leggerezza, del basso contenuto di zolfo nella sua composizione (indice di migliore qualità) e del costo di trasporto, più alto negli Stati Uniti. Questo insolito movimento sul differenziale è inziato nei primi di dicembre e ha toccato il massimo storico (12 dollari) lo scorso 27 gennaio. Come si spiega?
L'aumento delle scorte "cushing" negli Usa
Secondo Antonio Cesarano, a capo della divisione "Market Strategy" di Monte dei Paschi Capital Services, si tratta solo di movimenti tecnici legati all'alto livello delle scorte stoccate a Cushing, in Oklahoma, utilizzate per la consegna del petrolio acquistato con i contratti future. Il dato settimanale, monitorato dall'Eia (Us. energy information and administration) ha toccato lo scorso 21 gennaio quota 37 milioni e 667 mila barili, un livello che non si vedeva dallo scorso agosto. L'aumento delle scorte è un segnale del raffreddamento della domanda. Uno dei fattori che normalmente fa calare il prezzo, o in un contesto rialzista come quello attuale, contenere i guadagni.
Secondo Antonio Cesarano, a capo della divisione "Market Strategy" di Monte dei Paschi Capital Services, si tratta solo di movimenti tecnici legati all'alto livello delle scorte stoccate a Cushing, in Oklahoma, utilizzate per la consegna del petrolio acquistato con i contratti future. Il dato settimanale, monitorato dall'Eia (Us. energy information and administration) ha toccato lo scorso 21 gennaio quota 37 milioni e 667 mila barili, un livello che non si vedeva dallo scorso agosto. L'aumento delle scorte è un segnale del raffreddamento della domanda. Uno dei fattori che normalmente fa calare il prezzo, o in un contesto rialzista come quello attuale, contenere i guadagni.
«Il dato sulle scorte (che deprime il Wti) e la riduzione dei flussi dalle piattaforme del Mare del Nord (che spinge il Brent) spiegano solo in parte questo fenomeno». Così la pensa Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia. «L'impennata dello spread - osserva - è troppo distante dai fondamentali della domanda e dell'offerta. Non voglio usare la parola speculazione che è fin troppo abusata, faccio semplicemente due più due. Con il costo del denaro a zero, gli investitori istituzionali hanno un'enormità di denaro a disposizione. Liquidità che evidentemente è finita soprattutto prodotti legati all'andamento delle materie prime come il petrolio (come i fondi etf per esempio) che si rivelano molto redditizi».
Il brent diventa benchmark in Asia
L'impennata del greggio in un anno è stata considerevole. Soprattutto il Brent ha messo a segno i rialzi più consistenti passando dai 71 dollari al barile del 29 gennaio 2010 a quota 100 toccata all'apice della crisi egiziana. Il Wti partiva dallo stesso livello, ma si è fermato a quota 90 dollari. «Questa avanzata - osserva Alessandro Zappa di Kommodities partners - è legata anche al fatto che il Brent si sta affermando nei mercati asiatici, in cui l'economia, e di conseguenza anche la domanda di carburanti, è più vivace. Non bisogna poi trascurare l'incidente all'oleodotto trans Alaska della Bp (che influisce più sulle quotazioni del Brent che del Wti ndr.) avvenuto nelle scorse settimane». Il differenziale di prezzo toccato nei giorni scorsi resta comunque su livelli decisamente anomali, anche alla luce di questi fatti. E qui entra in gioco la speculazione. «Comprare e vendere lucrando sul differenziale dei prezzi - osserva Zappa - è l'operazione più semplice e comune in questo contesto».
2 febbraio 2010L'impennata del greggio in un anno è stata considerevole. Soprattutto il Brent ha messo a segno i rialzi più consistenti passando dai 71 dollari al barile del 29 gennaio 2010 a quota 100 toccata all'apice della crisi egiziana. Il Wti partiva dallo stesso livello, ma si è fermato a quota 90 dollari. «Questa avanzata - osserva Alessandro Zappa di Kommodities partners - è legata anche al fatto che il Brent si sta affermando nei mercati asiatici, in cui l'economia, e di conseguenza anche la domanda di carburanti, è più vivace. Non bisogna poi trascurare l'incidente all'oleodotto trans Alaska della Bp (che influisce più sulle quotazioni del Brent che del Wti ndr.) avvenuto nelle scorse settimane». Il differenziale di prezzo toccato nei giorni scorsi resta comunque su livelli decisamente anomali, anche alla luce di questi fatti. E qui entra in gioco la speculazione. «Comprare e vendere lucrando sul differenziale dei prezzi - osserva Zappa - è l'operazione più semplice e comune in questo contesto».
Grafico / Il prezzo del petrolio Wti e Brent a confronto
Grafico / L'andamento dello spread di prezzo tra Wti e Brent
ilsole24ore.com/
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