La partecipazione alla manifestazione di sabato è prevista senza sigle di partito. Santoro lancia il movimento "Legittima difesa"
ROMA - I novemila posti del Palasharp di Milano rischiano già di essere pochi: ogni giorno si allunga la lista delle migliaia di adesioni alla manifestazione organizzata per sabato prossimo, 5 febbraio, da Libertà e Giustizia. L'obiettivo è chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio (oltre 100mila le firme all'appello "Dimettiti"). È la risposta della società civile al degrado della politica di queste ultime settimane: decine di pullman in arrivo da Roma, Bologna, Genova, Firenze, Brescia e, accanto ai cittadini, molte personalità prestigiose. È di ieri l'adesione del pianista Maurizio Pollini. Dal mondo politico ha fatto sapere che ci sarò Dario Franceschini, capogruppo del pd alla Camera. Sono nomi che si aggiungono a quelli di Susanna Camusso, Moni Ovadia, Salvatore Veca e a molti altri.
Con lo slogan "Un'Italia libera e giusta", la manifestazione di LeG comincerà alle 15. I cancelli aprono alle 13.30 (ingresso libero) ma gli organizzatori consigliano di arrivare il prima possibile. Per chi non riuscirà a entrare, fuori sono previsti diversi altoparlanti. Curiosità: un'ottantina i giornalisti accreditati tra stampa e fotografi, moltissimi gli stranieri, ma per ora mancano all'appello il Tg1 e le testate Mediaset.
Sul palco (con megaschermo) aprirà il giurista Gustavo Zagrebelsky, al quale si deve uno degli slogan più belli: "Chiedere tutto. Nulla per noi, tutto per tutti". Seguiranno Umberto Eco, Roberto Saviano, Paul Ginsborg. Coordineranno gli interventi Sandra Bonsanti, presidente di LeG, e Simona Peverelli. "Ci sarò perché si deve reagire", dice Franceschini. Del Pd ci sarà anche Rosy Bindi. LeG ha posto come condizione per partecipare la rinuncia ad esibire bandiere o simboli di partito.
Il pianista Pollini ha promesso un intervento, lui di solito così parco di parole. Interventi anche da parte di Lorella Zanardo ("basta a una politica oscena che vede le donne come corpo oggetto") e di Oscar Luigi Scalfaro in un videomessaggio ( "Che ciascuno di noi faccia qualcosa, perché la somma di questo fare è un grande valore").
Dichiarazioni non dissimili da quelle che risuoneranno il 13 febbraio nelle piazze di varie città italiane, per l'altra grande manifestazione di piazza con cui dovrà vedersela Berlusconi: "Se non ora quando?" organizzata per la "dignità della donna" dalle donne di associazioni, sensibilità e orientamento diverso. L'iniziativa di maggior rilievo a Roma: dalle 14 dalla Terrazza del Pincio fino a Piazza del Popolo dove dal palco parleranno le organizzatrici tra cui Cristina Comencini e Francesca Izzo del gruppo Di Nuovo. Anche qui moltissime le adesioni (su Repubblica. it. le voci e le immagini di uomini e donne che dicono basta). Tra le tante Alessandro Gassman ("se le donne avessero il potere, il mondo oggi sarebbe più equilibrato") e la giornalista Ilaria D'Amico, che esorta la partecipazione maschile alla manifestazione: "Sarebbe un errore considerare il degrado morale di questi giorni come una questione solo femminile. Eppure non ho sentito esponenti del mondo della cultura, del pensiero liberale, uomini delle professioni esprimere un giudizio. È il segno di quanto il nostro mondo sia ancora dominato da logiche arretrate".
(03 febbraio 2011)
repubblica.it/
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