domenica 13 febbraio 2011

Esplode la rabbia di Silvio. "Napolitano non mi può fermare"

ROMA - "FINCHE' c'è una maggioranza, e ci sono i numeri, io ho il dovere di andare avanti e nessuno me lo può impedire". Berlusconi è "sorpreso" dalla nota del Quirinale.

A Gianni Letta, come di consueto, il comunicato era stato preannunciato, quello che Berlusconi non si aspettava era il riferimento del capo dello Stato a una fine anticipata della legislatura. Così a palazzo Grazioli è subito scattato l'allarme rosso.
Uno scioglimento delle Camere, questa la novità, legato non all'eventuale venir meno della maggioranza, ma "all'asprezza raggiunta dai contrasti istituzionali e politici". Insomma, di fronte a un presidente della Repubblica che ricorda il proprio autonomo potere di scioglimento, secondo l'articolo 88 della Costituzione, il Cavaliere rivendica il suo diritto a governare. "Napolitano non vuole le elezioni, me lo ha detto lui stesso - ha confidato ieri il premier - e quindi non posso credere che questa sia la sua volontà. Anche perché una minaccia del genere sarebbe un golpe, altro che Scalfaro, e Napolitano è una persona seria".

Insomma, il clima è questo. Senza contare che, ai piani alti del governo, si fanno forti del parere di "autorevoli costituzionalisti, i quali sostengono che la controfirma del capo del governo sul decreto di scioglimento delle Camere non sia un mero atto dovuto". Insomma, se davvero al Quirinale qualcuno pensasse a una "forzatura" del genere, non è detto che Berlusconi si presti a farsi sloggiare da Palazzo Chigi senza far resistenza. Rifiutandosi di controfirmare la sua fine politica.

In questo braccio di ferro con il Colle, c'è soprattutto la "delusione" del premier per la mancata sponda con Napolitano. Unita alla voce di un'intesa politica tra il Quirinale e Fini (ieri tra Napolitano e il presidente della Camera ci sarebbe anche stata una telefonata), questa "delusione" non fa che rafforzare il capo del governo nella convinzione di non avere amici ai vertici delle istituzioni.
Mentre era ancora in auto con Gianni Letta, appena uscito dall'incontro al Quirinale, Berlusconi ha confessato a un ministro il succo del faccia a faccia: "Vuoi la verità? Non ho ottenuto nulla". Quel che si aspettava dal capo dello Stato era un aiuto politico per fronteggiare l'emergenza giudiziaria, ma su questo il presidente della Repubblica ha opposto un netto rifiuto.

Così la nota di ieri del Quirinale non fa che spargere sale sulle ferite. Berlusconi ritiene di essere oggetto di "un attacco mostruoso, portato avanti senza scrupoli e con ogni mezzo", si aspetterebbe solidarietà dal Colle e non un'altra tirata d'orecchie. Il premier non intende comunque recedere in alcun modo. "Basta con questi soprusi - si sfoga - non possono essere i pm a stabilire i governi e la data delle elezioni: l'hanno fatto nel '94, poi con Mastella e Prodi, ma io ho le spalle larghe e non mi arrendo".

Non è nemmeno esclusa l'idea di una manifestazione di piazza di solidarietà a Berlusconi. Daniela Santanché se la augura. E lo stesso Cavaliere, a parte il riferimento a Breznev, ha molto apprezzato il pienone fatto da Giuliano Ferrara con la manifestazione al teatro Dal Verme. Ma se il raduno degli "smutandati" del Foglio sarà stata la prova generale di un'adunata anti-pm lo si capirà solo tra qualche giorno. Quando arriverà la decisione del Gip sulla richiesta di processo immediato al premier per il Rubygate.

Gaetano Quagliariello è preoccupato, vede in arrivo un "missile a più stadi", puntato sulla testa del Cavaliere. Un "missile" composto da tutti i procedimenti che, tra fine febbraio e l'inizio marzo, riprenderanno la loro corsa contro il tempo: Mills, Mediatrade, diritti tv, Ruby. Lo spettro è quello di un Berlusconi costretto tutte le settimane ad andare in un aula di tribunale. "Alla faccia - osserva Denis Verdini - del principio di leale collaborazione che la Coste costituzionale ha chiesto con la sentenza sul legittimo impedimento".

Berlusconi sa che l'unica ancora di salvezza ora sono i numeri che ha in Parlamento. Più allarga la maggioranza e più allontana lo spettro di finire sotto i colpi dei magistrati. Anche per questo ha accettato l'incontro di ieri con Marco Pannella, nella speranza di attrarre i 6 preziosi deputati radicali nell'area di maggioranza. Con saggezza democristiana, il leader dei "Responsabili", Saverio Romano, osserva che "Berlusconi sarà pure debole e precario. Ma in Italia le uniche cose definitive sono proprio quelle precarie".
 13 febbraio 2011

repubblica.it/Napolitano non mi può fermare 

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