Dopo 18 giorni di protesta le dimissioni del presidente al potere da 30 anni. Centinaia di migliaia di persone in festa in tutto il Paese. Alla guida del Paese le forze armate: "Consapevoli della situazione, stiamo studiando misure". El Baradei: "E' il più bel giorno della mia vita". Amr Moussa: "Ha vinto il popolo"
IL CAIRO - Ci sono voluti 18 giorni di protesta. Poi l'annuncio: il presidente Hosni Mubarak, al potere da 30 anni, si è dimesso e il pieno potere è passato nelle mani delle forze armate che in un comunicato hanno sottolineato di essere "consapevoli della serietà e della gravità della situazione" e di star "studiando la questione per venire incontro alle speranze del popolo". All'annuncio, fatto dal vicepresidente Omar Suleiman, piazza Tahrir è esplosa in un boato di gioia. Mubarak ha lasciato il Cairo per raggiungere, insieme alla famiglia, la sua residenza di Sharm-el-Sheikh. In serata il governo svizzero ha deciso di congelare gli eventuali beni dell'ormai ex leader egiziano nella repubblica elvetica.
L'annuncio di Suleiman. Poche parole, quelle pronunciate da Suleiman per dare attraverso la tv di Stato l'annuncio delle dimissioni: "Cittadini, in nome di Dio misericordioso, nella difficile situazione che l'Egitto sta attraversando, il presidente Hosni Mubarak ha deciso di dimettersi dal suo mandato e ha incaricato le forze armate di gestire gli affari del Paese. Che Dio ci aiuti".
Il comunicato numero 3 delle forze armate. Il Consiglio della Difesa, che guiderà il Paese fino alle elezioni, ha preannunciato misure per la transizione. Dopo aver elogiato Mubarak per essersi dimesso "nell'interesse della nazione" e aver reso omaggio ai "martiri" della rivolta, i militari hanno affermato: "Siamo consapevoli della gravità e della serietà della situazione, così come delle richieste del popolo di avviare mutamenti radicali. L'alto consiglio militare sta studiando la questione per venire incontro alle speranze del nostro grande popolo". Quindi l'annuncio: "Il consiglio diffonderà una dichiarazione in cui definirà i passi, le procedure e le direttive che saranno adottate, confermando al tempo stesso che non c'è altermativa alla legittimità accettabile per il popolo".
In precedenza i vertici militari avevano diffuso il comunicato numero 2 in cui avevano fatto sapere che garantiranno l'attuazione delle riforme politiche annunciate ieri sera da Mubarak, ma al contempo avevano messo in chiaro che sino a quando la situazione nel Paese rimarrà caotica non verrà revocato lo stato d'emergenza in vigore dal 1981. Per Wael Ghoneim, manager di Google per il Medio Oriente, rimesso in libertà tre giorni fa e considerato uno dei simboli della rivolta, il "comunicato numero 2" delle forze armate era "un passo positivo sulla buona strada", posizione che la folla non aveva condiviso.
Le reazioni. ''E' il più bel giorno della mia vita, il Paese è libero!''. Con questo breve messaggio pubblicato su Twitter, il Premio Nobel Mohammed El Baradei, leader dell'opposizione egiziana, ha commentato le dimissioni di Mubarak. Poi ha detto di non volersi candidare alle presidenziali: "Ho vissuto abbastanza - ha detto l'ex presidente dell'Aiea - e sono felice di vedere l'Egitto liberato. La candidatura non è nei miei pensieri". "Ora il futuro dell'Egitto è nelle mani del popolo egiziano", ha dichiarato il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, che si è detto "ottimista" e ha glissato su una sua eventuale candidatura alla presidenza o ad altro incarico.
La giornata. Un altro venerdì carico di attesa e tensione quello vissuto in Egitto dopo che ancora ieri Mubarak aveva dichiarato di non aver intenzione di lasciare. 1 Migliaia di egiziani sono scesi di nuovo in strada per protestare e chiedere al presidente di dimettersi e abbandonare il Paese. Scontri tra manifestanti e polizia a Rafah e ad al-Arish nel nord del Sinai: un morto e una ventina di feriti
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Chiamati a raccolta 20 milioni di egiziani. Oggi un flusso continuo di gente è arrivato in piazza Tahrir, curore della rivolta. Ogni gruppo lo ha fatto a modo suo, con colori, suoni e slogan diversi. L'intento dei promotori della protesta era di riuscire a portare in piazza in tutto l'Egitto ben 20 milioni di persone.
Blog e social network: le 'armi' della protesta. Social network e blog sono state le 'armi' con cui l'opposizione egiziana ha lanciato la sfida a Mubarak. La rete ha avuto un ruolo determinante nel catalizzare la protesta contro il raìs. Così come è avvenuto in Tunisia, dove una sollevazione popolare ha portato alla caduta del presidente Zine El-Abidine Ben Ali, internet è stato lo strumento con cui l'opposizione in Egitto ha diffuso capillarmente le sue rivendicazioni politiche, chiamando a raccolta milioni di persone che sono scese in strada contro Mubarak al Cairo e nelle altre città del paese. Proprio i blog sono stati fondamentali per organizzare la prima imponente manifestazione contro il regime il 28 gennaio, in quella che i leader dell'opposizione hanno ribattezzato il 'Venerdì della Collera'.
11 febbraio 2011
repubblica.it/mubarak_si_dimette
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