Si moltiplicano gli appelli delle comunità all'estero. Nelle 234 città italiane che hanno aderito alla mobilitazione del 13 febbraio ci sarà un minuto di silenzio, poi un urlo collettivo. Flash mob da oggi per le strade. Santanché: "Queste donne sono strumento dei maschi di sinistra. Non c'entra la dignità"
ROMA - Verso le piazze. Prima dell'urlo che le donne e gli uomini (amici delle donne) faranno insieme per aprire la giornata di mobilitazione di domenica 13 1. In tutta Italia, con un'eco che si propagherà anche all'estero (MAPPA 2). Ventinove città, da Amsterdam a Honolulu, da New York a Boston, da Parigi a Londra, dal Mozambico alla Nuova Zelanda. E poi Svizzera, Spagna, Repubblica Ceca, Giappone, Canada, Grecia. Gli occhi del mondo sono puntati sulle donne d'Italia. Oggi a Berlino, in occasione del festival, al grido di 'No Berlusconi Berlin', le donne si riuniscono a Potsdammer Platz per protestare. Da Boston Andrea Ballabeni della Harvard Medical School spiega di come ci siano molti italiani che segono le vicende del nostro Paese.
"Abbiamo deciso di aderire alla manifestazione così domenica ci troveremo in pieno centro e faremo foto, video, quanto possibile per essere presenti", ha spiegato. "Volevamo fare una foto di gruppo col numero 74 che è la posizione dell'Italia nel Global gender gap report del Word economic forum". Il rapporto misura il divario di opportunità tra uomini e donne in 134 Paesi. Secondo l'ultima edizione, l'Italia ha perso punti scendendo dal 72esimo al 74esimo posto e si conferma come uno dei paesi europei con il punteggio più basso. Preceduta da nazioni come Botswana, Vietnam, Ghana e Romania.
Continuano ad arrivare adesioni dall'estero. La stampa internazionale 3 si sta occupando moltissimo di questa mobilitazione nazionale", ha spiegato Sara Ventroni che lavora al Comitato 'Se non ora quando 4', promotore dell'iniziativa. "Ci sono oltre quattrocentodiecimila contatti sul blog. Nelle scuole lavorano alla manifestazione ragazze e ragazzi. Mi ha colpito. Per loro è un discorso acquisito, da affrontare uniti e lo stanno facendo con molta naturalezza. Vogliono cambiare le cose insieme", ha aggiunto tra telefoni che continuavano a squillare nel centro organizzativo. Mancano due giorni all'urlo delle piazze.
Le manifestazioni nelle 234 città che hanno aderito fino ad ora all'appello saranno precedute da un minuto di silenzio, poi una voce collettiva farà da fischio d'inizio. Le ragioni per gridare sono diverse. Partono da Arcore, finiscono con i dati della disoccupazione femminile. Appartengono a donne impazienti di interrompere una partita cui sono costrette ad assistere da troppo tempo. E a uomini che non vogliono indossare l'idea di essere considerati "tutti uguali". Santoro nella puntata di ieri sera di Annozero ha invitato i telespettatori a partecipare alla mobilitazione, così hanno fatto in tanti. Ognuno a suo modo, tramite radio, Rete, forum di discussione.
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"Io, uomo sul palco". Stefano Ciccone, organizzatore della rete Maschile Plurale, sarà 'l'uomo' sul palco. Avrà come tutti quelli che interverranno, tre minuti a dispozione. Per spiegare i suoi motivi "che non sono e non devono essere di solidarietà al mondo femminile. Questa partecipazione non rispecchia una difesa della donna, non è una scesa per salvare la dignità delle donne. Serve a noi, invece. Serve agli uomini che credono in un'alternativa tra l'indignazione venata di moralismo e l'indifferenza che relega la sessualità", ha spiegato.
Salirà a dire la sua, unico uomo di fronte a una platea che sarà con ogni probabilità composta soprattutto da donne. Quello che nella preistoria lessicale si chiamava anche "sesso debole". Preistoria, ma pare che ci sia ancora bisogno di parlarne. "Viviamo tempi in cui è ammessa la battuta omofoba, e discussioni su pillole abortive e i rapporti a pagamento diventano trasgressioni consentite, abituali. C'è bisogno di riparlarne, di urlare via tante banalissime scuse che molti chiamano moraliste, quando invece sono il contrario. Al sogno rattrappito di un mondo di infinita disponibilità femminile preferisco quello più concreto e che certamente trasgredisce l'ordine dominante, di un mondo abitato dal desiderio femminile. Non corpi muti a servizio ma storie, sguardi, desideri di donne con cui mettere in gioco anche il mio stesso desiderio", ha spiegato Ciccone. "La trasgressione che ci propone il premier assomiglia molto a quella dell'adolescente che rutta o dice schifezze davanti alle ragazze per affermare la sua virilità sempre sotto osservazione e in attesa di conferma. I limiti della libertà, la trasgressione sono fissati nell'immaginario del Bagaglino e di Alvaro Vitali, ma se sgarri dai canoni della virilità tradizionale la scure moralista è ferrea".
Già nelle piazze. Pro e contro. La distinzione tra pubblico e privato sembra essere diventato un appiglio liberatorio. La giustificazione eccellente utilizzata da persone comuni e non. E intanto oggi le donne (e non solo), hanno cominciato a anticipare gli appuntamenti del 13 sfilando per le strade di Livorno, dove circa 250 persone si sono ritrovate in piazza del Municipio, fermando il traffico e mostrando striscioni con le scritte 'D come dignità, 'D come donna'. Il Pdl ha sfilato invece davanti al tribunale di Milano, "il palazzo dell'ingiustizia" come lo ha definito il sottosegretario all'attuazione del programma Daniela Santanché. Parla di donne anche lei: quelle che scenderanno in piazza "sono strumento dei maschi di sinistra. Non c'entra niente la dignità delle donne. Mi fanno pena perché si rimangiano la loro storia, la storia del femminismo. Erano loro per la libertà sessuale, mica noi. Erano per l'aborto, per la pillola del giorno dopo. Gridavano 'l'utero mio e me lo gestisco io' e invece ora vogliono gestire l'utero delle altre". La pasionaria del Pdl è un fiume in piena. "La dignità l'ha data Silvio Berlusconi alle donne. Basta guardare i dati della Mondadori", ha concluso con cipiglio.
Torna a intervenire Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: "Abbiamo un presidente del Consiglio che crede che le donne siano una merce, e non delle persone, delle lavoratrici, delle signore da rispettare", ha detto. "Il tema è cosa fa un governo che dovrebbe essere un esempio - ha aggiunto - e qual è la politica maschile su queste cose: se no si finisce per fare il solito gioco per cui gli uomini sono sempre liberi di fare qualsiasi cosa e le donne sono condannabili. Il tema non sono le ragazze, il tema è l'uso che la politica sta facendo del corpo delle donne". Secondo Camusso, che domenica a Roma parteciperà alla manifestazione in Piazza del Popolo, "sulla parità manca ancora moltissimo, anzi stiamo arretrando nelle classifiche mondiali, anche sul piano dell'occupazione: dal 2010 quella femminile sta scendendo".
Le scettiche. E mentre continuano ad arrivare adesioni, come l'associazione Sportive italiane, molte sono le donne che hanno dichiarato che non scenderanno in piazza. Ne fanno un cavallo di battaglia i giornali vicini al Cavaliere. Come il Giornale che utilizza le frasi della moglie del capo dello Sato, Clio Napolitano, che a La7 ha dichiarato che le piacerebbe si affrontassero problemi "più di sostanza", e mette in fila le dichiarazioni scettiche - con motivazioni a volte opposte - di personalità come la penalista Grazia Volo, la scrittrice Chiara Gamebrale, la conduttrice Simona Ventura, la tennista Francesca Schiavone o la parlamentare Wladimir Luxuria. O ancora Panorama, che dedica la sua copertina a venti (20) "donne normali", che dichiarano la loro indifferenza se non proprio avversione all'iniziativa del 13.
Il programma. Domenica prossima, lo stesso, alle 14 dal palco di piazza del Popolo a Roma le prime parole che saranno scandite saranno versi. Scritti e letti da una donna, Patrizia Cavalli, tra le voci più significative della poesia italiana e dedicati all'Italia. Anzi, a La patria (titolo del suo ultimo libro, edizioni Nottetempo, in libreria dal 17 febbraio). "Certo,/ sarebbe un gran vantaggio/ poterla immaginare, tutta intera,/ dai tratti femminili, dato il nome..». E tra le mille polemiche nate dopo l'annuncio della mobilitazione, tra donne che non si riconoscono nelle donne che scenderanno in piazza, tra quelli che non vogliono essere catalogati, e arrovellarsi su spinose questioni come tragressività e moralismo, ipocrisia, pubblico e privato, nelle piazze d'Italia l'urlo sarà liberatorio. I motivi di ciascuno si uniranno in un'unica nota, e certo non sarà debole.
11 febbraio 2011
repubblica.it/manifestazione_13-lepiazze
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