mercoledì 19 ottobre 2011

Da "Se li conosci li eviti" di Peter Gomez e Marco Travaglio - Roberto Maroni (Lega Nord) - Ministro dell’Interno

Anagrafe: Nato a Varese il 15 marzo 1955.
Curriculum.

Laurea in Giurisprudenza; avvocato all’ufficio legale della Avon, poi dirigente leghista fin dalle origini; ministro dell’Interno nel primo governo Berlusconi e del Welfare nel secondo, già capo del «governo della Padania»; 5 legislature (1992, 1994, 1996, 2001, 2006).
Soprannome Bobo.

Fedina penale.
Condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni di reclusione per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Nel 1996 la Procura di Verona invia la polizia a perquisire la sede leghista di via Bellerio a Milano, nell’ambito dell’inchiesta sulla Guardia padana, ma alcuni dirigenti leghisti, fra cui Maroni, ingaggiano un parapiglia con gli agenti per impedire loro di compiere il proprio dovere.

Maroni, prima di finire in ospedale con il naso rotto, avrebbe tentato di mordere la caviglia di un agente di polizia. Di qui la condanna a 8 mesi in primo grado, poi dimezzata in appello e in Cassazione.
Maroni è anche imputato nell’inchiesta del procuratore veronese Guido Papalia come ex capo delle camicie verdi, insieme a una quarantina di dirigenti leghisti, con le accuse di attentato contro la Costituzione e l’integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare fuorilegge.

Ma i primi due reati sono stati ampiamente ridimensionati da una riforma legislativa ad hoc, varata dal centrodestra nel 2005, allo scadere della penultima legislatura. Resta in piedi solo il terzo.

Frase celebre
«Escludo che, nei confronti di Marcello Dell’Utri, ci sia un complotto politico della Procura di Palermo [che ne ha appena chiesto l’arresto, nda], perché conosce bene e di persona il procuratore Gian Carlo Caselli: quando ero ministro dell’Interno è stato mio consulente gratuito e mi ha aiutato a gestire la complessa vicenda del pentitismo. È una persona onesta che fa le cose solo perché ci crede e non per secondi o terzi fini»
(Ansa, 9 marzo 1999).

«La richiesta di arresto per Marcello Dell’Utri è legittima, fondata e non persecutoria: l’ho valutata con attenzione e anche con sofferenza, ora si può decidere in piena coscienza. Sullo sfondo si intravede lo spettro di Cosa nostra, lo spettro della mafia» (prima di votare con tutta la Lega il via libera all’arresto di Dell’Utri,
(Ansa, 13 aprile 1999).

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