martedì 27 settembre 2011

Web, ritorna il comma ammazza-blog - Lettera43

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Ritorna il contestatissimo disegno di legge sulle intercettazioni. Il governo ha fretta, e sta pensando di stringere i tempi per l'approvazione ponendo la questione di fiducia su quella che, secondo le opposizioni e non solo, è una vera e propria “legge bavaglio”. Se così fosse, non sarebbe possibile modificarne il testo.

Ma i blogger berlusconiani non ci stanno

E dunque nemmeno il comma 29 dell'articolo 1. Una norma che estende la disciplina della stampa a tutti i «siti informatici». E che prevede, in particolare, l'estensione dell'obbligo di rettifica anche a blog e siti amatoriali.


RITORNA IL COMMA “AMMAZZA-BLOG”. Il comma, rinominato “ammazza-blog” o “ammazza-Rete”, ha fatto insorgere esperti di diritto informatico, attivisti, blogger e società civile già la scorsa estate. Quando l'esecutivo sembrava determinato, proprio come in questi giorni, a chiudere una volta per tutte l'annosa questione dell'abuso delle intercettazioni imponendo sanzioni severissime alla stampa.

Rettifica entro 48 ore o fino a 12 mila euro di multa Juan Carlos De Martin, fondatore del centro Nexa del Politecnico di Torino.
.Ma la legge punisce anche i semplici appassionati. Se il famigerato comma 29 dovesse diventare legge nella sua attuale stesura, infatti, un blogger o chiunque faccia informazione «non professionale» avrebbe 48 ore di tempo per procedere a una rettifica di quanto scritto, a prescindere dalla fondatezza della richiesta ricevuta, pena una sanzione fino a 12 mila euro. Un week-end al mare, oppure più semplicemente due giorni senza controllare la posta elettronica, potrebbe bastare dunque per finire nei guai. La rettifica inoltre, si legge nel testo inspiegabilmente accorpato a quello sulle intercettazioni, dovrebbe essere data rispettando precisi criteri grafici, di posizionamento, visibilità e di metodologia di accesso.

«UN CLIMA DI INTIMIDAZIONE».
«Per sottrarre il premier alla giustizia la rete questa volta rischia la censura», ha commentato l'avvocato e presidente dell'Istituto per le politiche dell'innovazione Guido Scorza, tra gli oppositori della prima ora del provvedimento. E non meno critico è Juan Carlos De Martin, fellow del Berkman center for internet & society di Harvard e fondatore del centro Nexa del Politecnico di Torino: «Si vuole creare un clima di paura, di intimidazione, perché indurrebbe delle forme di autocensura. Per il timore di non poter correggere il sito entro 48 ore, tra l'altro per un singolo e non per una struttura, vincerebbe una forma di autocensura feroce. Tanto più se ci sono 12 mila euro in ballo». Anche per enti pubblici e aziende: «Il rischio è un “effetto gelata” per neutralizzare la capacità della Rete di dare la parola a tutti».

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