martedì 13 settembre 2011

L'atomo della porta accanto: Dalla Francia alla Slovenia le centrali nucleari più a rischio

Con 143 reattori su 442 nel mondo (uno su cinque, è costruito in zone sismiche), l'Europa è il continente più nuclearizzato al mondo. Fuori dall'atomo dal 1990, a un passo dall'Italia sono stati costruiti 13 impianti stranieri, incluso quella di Marcoule in Linguadoca, teatro dell'esplosione del 12 settembre.


A circa 200 chilometri dalla frontiera si trovano, infatti, le sei centrali francesi di Phenix, il complesso che include la centrale di Marcoule, e quelle vicine di Tricastin e Cruas. Infine, risalendo verso Nord, gli impianti di Saint-Alban, Bugey e Fessenheim.

AMBIENTALISTI D'OLTRALPE. Tra queste, la centrale d'Oltralpe più contestata è quella di Fessenheim, l'impianto più vecchio del Paese la cui costruzione risale al 1970 e che è entrato in attività nel 1977. Nella regione alsaziana al confine con Germania e Svizzera, il reattore è stato bersaglio di manifestazioni sempre più accese degli ambientalisti, soprattutto quando, il 3 aprile 2011, nella centrale si è verificato un guasto di livello 1, classificabile come anomalia.

FESSENHEIM, ETERNA REVISIONE. Tutt'oggi in funzione lungo la faglia sismica dell'Alto Reno e adiacente a centri urbani popolati da circa 100 mila abitanti, anche lo scorso giugno i due reattori erano stati revisionati dal gestore Électricité de France (Edf).

Stress stest dell'Ue in corso fino a giugno 2012
L'incidente di Fukushima dello scorso 11 marzo ha cambiato la storia del nucleare in Europa, oltre che in Asia. E così nel maggio scorso per Fessenheim, come per tutte le altri centrali nucleari del continente, sono stati introdotti gli stress test dell'Unione europea.
Avviati a tappeto lo scorso giugno, «i rapporti della prima fase dei controlli», hanno spiegato a Lettera43.it i tecnici della Commissione europea per l'Energia «sono stati consegnati a Bruxelles il 15 agosto scorso». In accordo con le autorità nazionali sul nucleare degli Stati membri, la commissione Ue indipendente European nuclear safety regulator group (Ensrg), ha ricevuto una pre-valutazione fornita dai gestori degli impianti.

RISULTATI A GIUGNO 2012. Nella seconda fase è invece prevista la verifica, da parte delle autorità nazionali, della veridicità o meno delle dichiarazioni delle società interpellate.
Un primo dossier comunitario sulle centrali comunque approderà in Consiglio europeo non prima del 9 dicembre, dopo che sarà stato superato il terzo esame dell'Ensrg. Il rapporto definitivo dell'Ue sulle centrali non sarà diffuso, hanno confermano alla Commissione per l'Energia, «prima di giugno 2012».


I guasti continui al reattore sloveno di Krsko

Tra i 143 impianti sotto osservazione, a preoccupare gli ambientalisti europei, oltre all'usurata centrale di Fesselheim, da anni c'è quello sloveno di Krsko, impiegato anche per il fabbisogno energetico della vicina Croazia.Costruito tra il 1975 e il 1981, al pari delle quattro centrali svizzere di Mülenberg, Gösgen, Beznau e Leibstadt, anche questo reattore fa parte del novero delle 13 centrali che accerchiano l'Italia.
E, da anni, Krsko è nel mirino dell'Austria, che dal 1978 ha bandito il nucleare, per i continui guasti all'impianto. Un anno prima della preoccupante fuga di acqua per il raffreddamento del reattore, nel 2008, la centrale era stata isolata per «interventi urgenti» lunghi un mese, mai meglio precisati.
Nel 2005, sempre lo stesso reattore era stato arrestato per problemi a una ventola.

IL DIETROFRONT TEDESCO. Pressata dall'Ue e da Vienna, che nel frattempo ha chiesto anche la chiusura degli impianti della Slovacchia, la Slovenia ha annunciato un piano di smantellamento della centrale dal 2023. Poi però, proprio come la Germania prima del dietrofront di Angela Merkel, il nuovo governo di Bratislava ha varato un piano per raddoppiare, nel 2017, gli impianti.

L'impianto bulgaro di Kozloduy, nel mirino dell'Ue
Gli altri due reattori vicino al raggio italiano
, infine, sono quelli tedeschi di Isar 2 in Baviera (l'Isar 1 è stato fermato dal Land nel maggio scorso, dopo gli stress test imposti dal governo) e del vicino e potente complesso di Gundremmingen, al confine con la Svevia: entrambe le centrali  nel 2022 si spegneranno insieme con i 17 impianti della Germania, come deciso nella primavera scorsa.
Nel 2011, comunque, a subire gli stress test dell'Ue, non sono stati soltanto i reattori europei, ma anche gli impianti extraterritoriali di Armenia, Croazia, Bielorussia, Russia, Ucrania e Turchia, dopo l'insistente richiesta di Bruxelles ai Paesi vicini, per un totale di 196 strutture.

BULGARIA ED EST EUROPA. Oltre alle antidiluviane unità 5 e 6 dell'impianto di Kozloduy in Bulgaria, nell'Ue dal 2007 a preoccupare Bruxelles è soprattutto la grande centrale di Metsamor, ribattezzata la «Chernobyl d'Armenia», che si trova a 30 chilometri dagli oltre 1 milione e 100 mila abitanti della capitale.
Da anni l'Unione europea chiede la chiusura dei reattori di fabbricazione sovietica dell'impianto, uguali a quelli di Kozloduy.
Ma anche le ambizioni nucleari di Turchia, tra le regioni sismicamente più attive al mondo, della Russia e dei Paesi dell'Est sono un'incognita.  12 Settembre 2011

lettera43.it/l-atomo-della-porta-accanto

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