lunedì 6 giugno 2011

Golfo di Augusta come Chernobyl e Fukushima

Gli abitanti del polo chimico e petrolifero di Augusta-Melilli-Priolo, in provincia di Siracusa, sanno di vivere in una delle aree più a rischio e inquinate d’Italia. Lo chiamano giustamente il “golfo della morte”.

Mercoledì 13 Aprile 2011
Alle spalle, le grotte e le cave naturali dei monti Climiti, per decenni depositi delle armi chimiche in dotazione alle forze armate italiane e statunitensi. Sulla costa, selve di ciminiere, raffinerie e oleodotti: hanno avvelenato le acque e i fondali con arsenico, mercurio, metalli pesanti, diossine, idrocarburi e scorie cancerogene. Infine il porto, uno dei più grandi d’Italia, 6,8 km di pontili dove si movimentano annualmente oltre 31,5 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi.

Un’area del complesso è off limits: serve per gli attracchi delle unità della marina militare impegnate nei pattugliamenti del Canale di Sicilia e per rifornire di carburante e munizioni la VI Flotta USA e le navi da guerra degli alleati NATO. Con la guerra alla Libia il via vai militare si è fatto ancora più intenso ed è sempre meno raro osservare nel golfo le minacciose sagome dei sottomarini nucleari delle classi “Ohio” e “Los Angeles” della US Navy, quelli che hanno sferrato gli attacchi con centinaia di missili da crociera “Tomahawk” all’uranio impoverito.

Presenze dall’insostenibile impatto ambientale che mettono ancora più a rischio la sicurezza e la salute della popolazione, ignara - stavolta - di convivere a fianco di reattori simili a quelli della famigerata centrale di Chernobyl.

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