La coalizione crea un trust per finanziare gli insorti.
Gli insorti libici hanno chiesto agli alleati 3 miliardi di dollari. È questa la somma che serve per «evitare la catastrofe umanitaria», ha detto Ali Tarhouni, responsabile delle Finanze di Bengasi.
IL TRUST PER I RIBELLI. E il gruppo di contatto riunito il 5 maggio a Roma ha risposto. Il segretario di Stato Hillary Clinton e il ministro degli Esteri Franco Frattini hanno di fatto istituito un trust, un fondo fiduciario per finanziare il Consiglio nazionale di transizione.
Nel tesoretto hanno messo soldi per primi i ricchi Paesi del Golfo, a cominciare dal Kuwait che ha già iniettato nel trust 180 milioni di dollari. Che vanno ad aggiungersi ai 70 già stanziati da Qatar ed Emirati Arabi.
Troppo pochi per coprire le esigenze dello Stato nascente. Come invocato anche dalla Casa Bianca, per raggiungere quelle cifre c'è bisogno di scongelare i fondi di Gheddafi bloccati con la Risoluzione Onu 1973.
SERVE IL RICONOSCIMENTO. Più facile a dirsi che a farsi. «In teoria», ha spiegato a Lettera43.it, Natalino Ronzitti esperto di diritto dell'Istituto affari internazionali, «ci vorrebbe una seconda Risoluzione, con tutti i tempi tecnici che essa richiede». Ma gli insorti non possono aspettare. Così i grandi riuniti a Roma hanno deciso, per il momento, di destinare al tesoretto anche gli interessi maturati dai fondi del raìs congelati, circa 30 milioni di euro.
Secondo Ronzitti siccome l'articolato normativo prevede che i beni di Gheddafi potranno essere scongelati solo a favore del «popolo libico», è necessario che i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riconoscano, singolarmente o in concerto, che esso sia rappresentato dal Cnt. Fino a ora Francia e Italia hanno formalmente riconosciuto il governo di Bengasi come unico interlocutore diplomatico della Libia. Ma il resto d'Europa, anche in questo caso, è diviso.05 Maggio 2011
lettera43.it/summit-di-roma-crea-un-trust-per-finanziare-i-ribelli
Nessun commento:
Posta un commento