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Vittorio Gregotti |
Della classe dirigente che ha governato Milano negli ultimi cinque, se non dieci, anni, Vittorio Gregotti, non ha affatto una buona considerazione: «Priva di un'idea di città, piegata agli interessi della speculazione immbiliare».
Ma l'architetto e padre nobile milanese, anche se di origini novaresi, si spinge oltre: Pisapia, il candidato del Partito democratico (Pd) per il quale ha votato, è ormai la «destra milanese». Una provocazione, certo, ma che cela un'analisi in realtà ben più spietata dell'evoluzione, anzi involuzione a suo dire, della destra meneghina: «Il senso di responsabilità che un tempo la borghesia di destra milanese aveva, la coscienza civile e sociale del proprio ruolo, in termini weberiani, è scomparsa. Pisapia invece la incarna, è un uomo che saprà dialogare, nel caso trattare, con tutti, anche con Comunione e liberazione che certo non rappresenta il suo blocco sociale di riferimento».
I POTERI FORTI E LA LONGA MANUS DELLA CDO. L'avvocato vendoliano, però, dovrà fare i conti con «le scelte irrazionali che sono state fatte per accontentare gli immobiliaristi che hanno comandato a lungo in questa città, i vari Salvatore Ligresti, Luigi Zunino. E poi dovrà "trattare" con la potente Compagnia delle opere, che finora ha "distribuito" i lavori nella regione». È capace di farlo? Intanto, deve vincere il ballottaggio. Nel caso, «sono convinto che ci potrebbe riuscirci. Ha messo in piedi una buona squadra. Stefano Boeri, che è stato mio allievo, è molto in gamba e anche se bisogna contenere la sua sfrenata ambizione, so che farà molto bene».
Quanto alla giunta uscente, Gregotti non fa sconti: Letizia Moratti, nel suo misto di «timidezza e arroganza», ha fatto «male». Eccezion fatta per il «bike sharing».Mercoledì, 25 Maggio 2011
lettera43.it/milano-gregotti-spiega-perche-la-moratti-ha-fatto-flop
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