PERUGIA - Emerge la «prova incontrovertibile dell'asservimento della pubblica funzione» di Guido Bertolaso dall'inchiesta della procura di Perugia sugli appalti per i Grandi eventi. Lo sostengono i pm nella loro richiesta di rinvio a giudizio per la presunta «cricca» degli appalti.
Secondo gli inquirenti le presunte utilità ricevute dall'ex sottosegretario (accusato di corruzione) e gli atti al centro degli accertamenti «appaiono inquadrabili» anche «in un'ottica di 'protezione globale'». Facendo riferimento alla versione difensiva di Bertolaso, i pm rilevano che «se si può convenire sulla circostanza che questi non abbia approvato almeno formalmente e direttamente atti aggiuntivi, tuttavia la condotta corruttiva emersa nella fase delle indagini si colloca nell'alveo giurisprudenziale che riconosce l'addebito nell'avere accettato promesse e ricevuto utilità in modo unitario, nel senso della riconducibilità delle stesse alla medesima fonte, anche in funzione di una pluralità di atti da compiere, per cui il reato si configura come una condotta pressochè unitaria, pur in presenza di una pluralità di utilità che realizzano solo elargizioni già tacitamente convenute».
Nella richiesta di rinvio a giudizio si parla di «sistematica violazione delle regole che caratterizzava la gestione dei cosiddetti Grandi eventi». I pm ritengono poi che «la scelta della procedura d'urgenza e di una determinata impresa per effetto della ricezione o della promessa di denaro o di altre utilità integra la violazione di doveri d'ufficio, che impongono la disinteressata valutazione della situazione concreta».
05 Maggio 2011
leggo.it/pm contro bertoladro la cricca era protetta
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