L’Italia non è di fronte a nessuna emergenza immigrazione così ingestibile da dover invocare regole speciali dell’Unione europea o la redistribuzione dei rifugiati. Dopo mesi di allarmismo leghista il commissario Ue agli Affari interni, Cecilia Malmstrom, lo ha detto chiaro e tondo ieri a Bruxelles. Una presa di posizione così netta che persino Berlusconi, che fino a poche settimane fa parlava di “tsunami umano”, nella trasmissione “Porta a Porta” si è smarcato dalle tesi leghiste e ha affermato che «siamo un Paese di 60 milioni di abitanti e non dobbiamo avere paura dell’arrivo di qualche migliaio di persone».
Il Premier non ha comunque resistito alla tentazione di far intravedere la possibilità che gli immigrati possiamo «redistribuirli in tutta Europa», anche se ieri la Commissione ha ribadito che non esiste nessuna norma comunitaria presente o futura in tal senso, e nonostante nessun Paese europeo si sia dimostrato disponibile ad accogliere i tunisini sbarcati a Lampedusa e anche l’opzione di fargli attraversare alla chetichella le frontiere degli altri Paesi Ue si sia scontrata contro la resistenza della Francia e degli altri Stati membri.
Proprio per rispondere alle proteste francesi e degli altri Paesi l’esecutivo comunitario ha presentato delle nuove proposte sull’immigrazione, che prevedono tra le altre cose la possibilità di ristabilire le frontiere tra i Paesi europei in circostanze eccezionali, derogano all’accordo di Schengen in vigore dal 1995. Tra queste «circostanze eccezionali» però, ha precisato la Malmstrom, non rientrano eventi come l’arrivo di 25 mila tunisini a Lampedusa che sono «una sfida, certo, per Malta o per Lampedusa, ma non si tratta di un flusso enorme».
In Europa, ha aggiunto, «si sono visti flussi ben più grandi». Secondo il commissario Ue «l’Europa ha bisogno di rafforzare le sue regole, e non di metterle a rischio con soluzioni semplicistiche e populistiche». La Commissione «ha smascherato il governo italiano», ha commentato l’eurodeputata Pd Debora Serracchiani, sottolineando che «anche il ritornello dell’Europa che avrebbe abbandonato l’Italia si è rivelato per quel che era, e cioè uno scaricabarile del governo».
Per il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, l’esecutivo «ha dimostrato di non avere la volontà di risolvere il problema immigrazione per far paura e propaganda». La possibilità di tornare ai controlli frontalieri, anche se regolata da Bruxelles e non dagli Stati membri, ha però suscitato diverse critiche.
Le guardia l’eurodeputato Pd e vicepresidente dell’Europarlamento, Gianni Pittella, sono «contraddittorie e confuse» e si rischia «di limitare di fatto la libera circolazione dei cittadini, contravvenendo ad uno dei principi fondativi dell’Unione». Malmstrom ha assicurato che difenderà l’accordo di Schengen «con i denti e con le unghie» e che le sue proposte servono solo a migliorarlo. «Cerchiamo di europeizzare sempre di più la governance di Schengen in modo da evitare contrasti tra Paesi», ha chiosato Antonio Tajani, commissario all’Industria e vicepresidente dell’esecutivo Ue, riferendo che la proposta è stata approvata all’unanimità dall’intero collegio dei 27 commissari. Ora la parola passa di governi: il dossier sarà discusso dai ministri degli Interni europei il 12 maggio e poi dai leader dei27 nel summit Ue del 24 giugno. 5 maggio 2011
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