giovedì 28 aprile 2011

Occupazione e lavoratori stranieri: perché avremo più bisogno di loro

di Gianpiero Della Zuanna, dal Corriere della Sera, 18 aprile 2011

Intervenendo a margine del vertice del Fondo monetario internazionale, il ministro Tremonti ha affermato che gli immigrati che vivono in Italia lavorano tutti, che i giovani stranieri non rubano il lavoro ai coetanei italiani, e che non è né possibile né economicamente conveniente bloccare il flusso di nuovi arrivi. Lunedì 2 maggio all’università di Padova verranno presentati i risultati della ricerca Aspetti economici e sociali dell’immigrazione in Italia e in Europa, finanziata dallo Csea (Centro studi economici Antonveneta), e verrà presentato il libro dell’economista Nicola Sartor Invecchiamento, immigrazione, economia.

Questi studi mostrano senza tema di smentita che — effettivamente — nell’Italia del Centro-Nord gli immigrati fanno lavori che gli italiani possono permettersi di non fare. Inoltre, i salari degli operai italiani non sono stati penalizzati dall’arrivo di tanti stranieri. Nel primo decennio del nuovo secolo, senza le immigrazioni, il numero di persone disposte a fare lavori manuali nel Centro-Nord Italia sarebbe drammaticamente diminuito, a causa di un numero di «colletti blu» pensionati molto maggiore rispetto al numero di nuovi lavoratori italiani disposti a fare gli operai. Quindi, l’arrivo di tanti stranieri ha solo permesso di mantenere costante l’offerta di lavoro manuale. Ecco il motivo per cui gli artigiani e gli industriali lanciano continui allarmi sulla difficoltà di trovare lavoratori per certe mansioni. E nei prossimi vent’anni le cose non cambieranno, perché nell’Italia del Centro-Nord, in assenza di immigrazioni, ogni quattro operai che andranno in pensione ci sarà solo un giovane disposto a diventare operaio.

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