sabato 30 aprile 2011
Libia: così Gheddafi importa benzina, aggirando l'embargo
Nonostante la black list stilata da Nazioni Unite, Unione europea e Usa per bloccare i commerci del raìs, Gheddafi continua a essere ben rifornito di benzina sia per i fuoristrada dell'esercito, sia per la sua gente di Tripoli: un'anomalia, considerato che la Libia è sì piena di petrolio, ma è pressoché priva di raffinerie e deve esportare greggio e reimportarlo dall'estero, sotto forma di carburante.
UN TRAFFICO DI MIGLIAIA DI TONNELLATE. Un'inchiesta dell'agenzia di stampa Reuters ha ricostruito un traffico di migliaia di tonnellate di benzina verso la Libia, attraverso carichi diretti a Tripoli dal porto tunisino di La Skhira e gestiti dalla famiglia del Colonnello grazie a una serie di aziende sconosciute prima della guerra, che si sarebbero fatte vive con varie società europee.
Prima tra tutte, la neonata holding di trading Champlink, con sede a Hong Kong, e la libica General national maritime transport company, azienda il cui sito è ancora in costruzione, «riconducibile al figlio del raìs Hannibal Gheddafi». Proprio grazie a queste società, non incluse nella lista nera dell'Onu e dunque non sanzionabili, secondo fonti confidenziali della Reuters, il Colonnello avrebbe già fatto arrivare tonnellate di benzina in Tripolitania.
LA NAVE CON IL CARICO SARAS. Un carico di 40 mila tonnellate sarebbe partito dalla raffineria cagliaritana Saras e arrivato in Tunisia il 3 aprile scorso, a bordo della nave cisterna Valle di Navarra. La società della famiglia Moratti, che ha smentito ogni legame d'affari con il regime, prima dell'esplosione della rivolta forniva alla National oil company, la società controllata dal regime libico ora congelata, il 40% del greggio trattato del Paese.
Giovedì, 28 Aprile 2011
lettera43.it//libia-cosi-gheddafi-importa-benzina
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