Mercoledì sit in, in contemporanea con il dibattito alla Camera, promosso dal Comitato per le vittime della casa dello studente del capoluogo abruzzese. "Saremo sconfitti ma vogliamo esserci. Non ci prendano in giro"
ASPETTANO giustizia per i loro familiari. Che hanno perso la vita a L'Aquila dove il terremoto ha buttato giù edifici costruiti in barba alle norme sulla sicurezza. A Viareggio per quel maledetto incidente alla stazione ferroviaria, due anni fa. O a causa della mafia, delle case avvelenate dall'amianto. Aspettano giustizia, e puntano il dito contro le norme sul processo breve. Che rischiano di far saltare, oltre a quelli per Silvio Berlusconi, anche i procedimenti che riguardano i loro cari. E mercoledì 13 aprile saranno in piazza a Roma. Prima con un presidio all'esterno della Camera dei Deputati. Poi, dalle 18, con un sit in al Pantheon. Per raccontare ai cittadini le loro storie. Che, grazie al salvacondotto giudiziario per il premier, rischiano di trasformarsi in storie di ordinaria ingiustizia.
"Non ci prendete in giro".
Con Repubblica.it ne parla Antonietta Centofanti, del Comitato per le vittime della Casa dello Studente dell'Aquila. E le sue parole sono nervose, amare. "Vogliamo esserci anche se sappiamo che saremo sconfitti. Vogliamo testimoniare in maniera forte e chiara il nostro dissenso nei confronti dei provvedimenti che saranno approvati alla Camera". Poi il messaggio alla maggioranza parlamentare, al governo, a Silvio Berlusconi: "Non ci prendano in giro: la riforma della giustizia non esiste. C'è solo il salvacondotto per il premier. Non è possibile, tutto questo è incredibile".
Operazioni barbariche.
E le norme sul processo breve sono l'ultimo anello di una catena fatta di proclami restati in aria e di promesse non mantenute. Il danno dopo la beffa. " Le promesse del premier? Parlano i fatti. L'Aquila non esiste: ci sono solo 19 quartieri di cartongesso. Che vengono pomposamente chiamati new town". Nessuna traccia di comunità. Nessuna condivisione di spazi. "E non ci sono servizi, non c'è possibilità di vivere insieme. La ricostruzione è stata solo un'operazione barbarica che ha azzerato la socialità".
Poi la rabbia.
Perché alla loro lettera aperta, inviati a tutti i parlamentari italiani, non è arrivata nessuna risposta dalla maggioranza. Neanche un cenno. "Ma è normale - dice la Centofanti - dopo il 14 dicembre a Montecitorio non c'è più un Parlamento, non c'è politica: è puro mercimonio". E da qui che parte l'idea di mettere insieme tutte le associazioni di vittime. Cui non manca la solidarietà e il supporto di tante associazioni. Da Articolo 21 a Libertà e Giustizia, passando per il Popolo Viola, l'Arci e l'Anpi. Che mercoledì saranno in piazza con loro.
I processi a rischio.
"Berlusconi continua ad andare avanti con le sue leggi ad personam - dice Gianfranco Mascia del Popolo Viola - e non si preoccupa delle migliaia di processi che verranno prescritti per salvarlo dai suoi processi". E scorrere la lista dei procedimenti a rischio, si resta senza fiato: Terremoto dell'Aquila, infortuni mortali sul posto di lavoro, Strage di Viareggio, Crac Parmalat, Crac Cirio, il processo Eternit di Torino, i rifiuti a Napoli. Tutto per "salvare Silvio Berlusconi".
11 aprile 2011
repubblica.it/aquila_processo_breve
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