Dal commercio dei gadget per Wojtyla al turismo nei luogi del Male
La spiritualità italiana, cattolica apostolica romana, si esalta in occasione dei grandi eventi come la beatificazione di papa Wojtyla in programma domenica 1° maggio a Roma. Una maledetta primavera da magliari, dai gelatini agli alloggi, dai calessi all'acqua delle fontane, un assalto all'arma bianca dei turisti, che è sempre una bella immagine promozionale, davvero Magic Italy. Come gli inesistenti biglietti per assistere alla cerimonia in San Pietro, pubblica, aperta a tutti, ma venduti furbamente su internet a 200 euro.
Sulle televisioni private gira, da settimane, il rosario del Santo Padre a 50 euro più spese di spedizione, un affarone, e hanno perfino fatto un orribile orologio di lui che muove freneticamente le braccia in funzione di lancette.
MERCANTI NEL TEMPIO. Dovesse capitare alla beatificazione, mimetizzato, disperso tra la folla, Gesù Cristo, non avrebbe più la forza d'incazzarsi contro i mercanti nel tempio: è tutto un tempio, non è che puoi andare a ribaltare tutta Roma, e poi come fai ad arrivare in televisione, su internet?
Oggi il vero miracolo, blasfemo, è la moltiplicazione dei templi, delle truffe sulla pelle del Beato, peraltro una Nemesi per la Chiesa, che non riesce più a chiudere il vaso di Pandora di una mercificazione sfrenata, ben oltre la Maginot delle bancarelle, da essa stessa inaugurata. Forse per entrare in Vaticano ci vorrebbe una tessera Mammonaria.
TURISMO DELL'ORRORE. Gli italiani, interpellati, non si sdegnano ma ridacchiano: siamo fatti così, che ce voi fa'? E sono gli stessi che hanno speso il lunedì di Pasquetta, che poi coincideva con la ricorrenza della Liberazione, per raggiungere il boschetto del Teramano dove qualcuno ha fatto fuori la povera Melania Rea con 35 coltellate.
Giovani, vecchi, famiglie intere sul luogo del Male puro, che coi giornalisti si esaltavano: «Ho fatto 80 chilometri per arrivare fin qui!». «E perché?». «L'emozione», farfugliavano senza neppure sapere di che parlavano.
NÉ PUDORE NÉ DECENZA. Ed era la coda della più importante festa religiosa per questi strani credenti che hanno cancellato il pudore e la decenza dalla propria coscienza.
Prendono, armi e bagagli, e salgono fino a un bosco dove non c'è niente, le tracce ormai rimosse, giusto l'evocazione dello strazio.Poi davanti alle telecamere recitano la loro catarsi, perché ormai hanno imparato tutti, anche i più malmessi: «Chi ha fatto quella roba dev'essere proprio una bestia».
I luoghi del Male, Cogne, Avetrana, Brembate, presi d'assalto come quelli del Bene, delle grandi cerimonie solenni, e sono gli stessi che oscillano tra demonio e santità.
CON DIO CE LA VEDREMO POI. È curioso che questo popolo di 60 milioni di superstiziosi totali, dove 120 mila tra maghi e fattucchiere fatturano (anzi: non fatturano) la bellezza di 6 miliardi di euro l'anno, non abbia in questo caso alcun timore di fulmini divini.
E sì che in casi come questi le “violazioni” si sprecano: non rubare, non dire falsa testimonianza, non avere altro Dio... Fino alla mancanza di rispetto, pesante, clamorosa, per lo stesso Beato che si vorrebbe venerare.
Ma gli italiani, vecchie volpi del vittimismo, pensano: poi col Padreterno me la vedo io, qualcosa s'imbroglierà, eventualmente ci si pente.
Peccare in grazia d'Iddio, ecco la specialità nazionale. In grazia, ma è la nostra disgrazia.
Martedì, 26 Aprile 2011
lettera43.it/il-papa-santo-e-i-mercanti-nel-tempio
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