Beida sarebbe caduta nelle mani del popolo. Occupato l'aeroporto a Bengasi dove, dopo una notte di scontri, i soldati presidiano la città. Il regno del Golfo, in seguito alle manifestazioni che hanno portato alla morte di due persone, ha limitato l'accesso a Internet. Oscurati Facebook e Twitter. In Bahrein l'esercito spara sui dimostranti. Martedì Frattini al Cairo
TRIPOLI - Non si fermano le manifestazioni di protesta in vari Paesi del Nordafrica e del Medio Oriente. Ancora scontri nella notte in Libia, dove negli ultimi giorni sarebbero state uccise, secondo l'opposizione, 50 persone mentre, sempre secondo due diverse organizzazioni dell'opposizione in esilio, manifestanti anti-governativi, con l'appoggio di alcuni poliziotti che hanno deciso di disertare, sarebbero riusciti a sopraffare le forze di sicurezza libiche e ad assumere il controllo di Beida, in Cirenaica, terza città del Paese. In Bahrein l'esercito ha aperto il fuoco su una folla di dimostranti vicino alla Piazza della Perla a Manama. E in Egitto centinaia di migliaia di persone sono tornate in piazza per la "Marcia della vittoria".
Obama: "Usa condannano la repressione". Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha espresso parole di condanna nei confronti delle repressioni violente contro le manifestazioni anti-governative in Medio oriente e Nordafrica. "Sono profondamente preoccupato dalle notizie delle violenze in Bahrein, Libia e Yemen", ha scritto Obama in un comunicato. "Gli Stati Uniti condannano l'uso della violenza da parte dei governi nei confronti dei pacifici manifestanti di questi paesi".
Libia, "Beida è nelle mani del popolo". Sarebbe sotto il controllo del popolo la città di Beida, ha dichiarato Giumma el-Omami del gruppo 'Libyan Human Rights Solidarity'. "La città è fuori dal controllo del regime di Muammar Gheddafi", conferma Fathi al-Farwali del Comitato Libico per la Verità e la Giustizia. I due oppositori hanno precisato di essere venuti a conoscenza della situazione attraverso i propri contatti telefonici sul posto. Le loro affermazioni non hanno peraltro trovato finora riscontri da parte di fonti indipendenti. Beida è stata la città che ha pagato il più altro tributo nella repressione delle proteste. A intervenire è stato un battaglione delle forze speciali appartenente al figlio del colonnello Gheddafi, Hamis. Secondo fonti della dissidenza, il corpo militare era giunto in città da alcuni giorni e comprendeva "mercenari africani". La brutalità e le modalità adoperate dal battaglione avrebbero scioccato le regolari forze di sicurezza presenti sul posto, che si sarebbero schierate con i manifestanti, ingaggiando uno scontro e spingendo le forze di Hamis fuori città, fino alla vicina Shabhat.
Beida, impiccati tre poliziotti. Tre poliziotti sono stati impiccati durante le proteste anti-Gheddafi a Beida. Lo ha riferito l'edizione on line del quotidiano Oea, vicino a Seif al-Islam, uno dei figli del colonnello. Secondo quanto riferisce il sito informativo 'Libya al-Youm', i tre sarebbero uomini provenienti da paesi dell'Africa sub-sahariana che secondo i manifestanti vengono usati dalle autorità come 'mercenari' per reprimere le proteste.
Cresce il bilancio delle vittime. Sarebbero una cinquantina, secondo fonti dell'opposizione, le persone uccise durante la 'Giornata della collera', che ieri ha portato per le strade migliaia di manifestanti contro il regime di Muammar Gheddafi in almeno otto città libiche, secondo l'agenzia Misna. La situazione oggi resta tesa, con i comitati rivoluzionari, pilastro del potere, che hanno minacciato l'opposizione di rispondere in maniera "violenta e fulminante". Una fonte medica locale ha riferito del decesso di sette persone negli scontri fra forze dell'ordine e manifestanti, oggi a Bengasi. Un numero simile a quello riportato dai siti dell'opposizione e dalla tv satellitare araba al Jazira, che hanno parlato di almeno sei uccisioni avvenute oggi nel capoluogo della Cirenaica. La fonte medica ha preferito restare anonima ma poco dopo il giornale Qurina, vicino al figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Seif Al Islam, ha confermato lo stesso bilancio citando una "fonte della sicurezza" definita "responsabile".
Tripoli, oscurati Facebook e Twitter. Le autorità libiche hanno oscurato i social network Facebook e Twitter per tutti gli utenti di internet a Tripoli. Lo riferisce la tv Al-Jazira. Le reti sociali sono in questo momento tra le poche fonti di informazione su quanto sta accadendo nel paese.
Bengasi, diecimila in strada contro il governo. Ieri, secondo il resoconto della Misna, circa 10.000 persone si sono radunate per chiedere un cambiamento al potere nella piazza del tribunale del nord, ribattezzata dagli abitanti di Bengasi "piazza Tahrir". I dimostranti dicono di voler rimanere in piazza per la preghiera del venerdì, invitando il resto della popolazione ad andare in piazza, invece che nelle moschee. I manifestanti anti-Gheddafi hanno dato alle fiamme i locali della sede dell'emittente radio, e rivolto un appello al mondo intero a pregare oggi in memoria delle vittime della rivolta.
Occupato l'aeroporto. I siti web dell'opposizione libica riferiscono che gruppi di manifestanti hanno occupato l'aeroporto di Bengasi. Dietro l'occupazione dello scalo ci sarebbe la volontà di impedire l'arrivo di aerei con rinforzi di uomini e mezzi per l'esercito libico, che in queste ore reprime le manifestazioni in corso contro il regime in città. In merito, la Francia ha annunciato oggi la sospensione della fornitura di materiale di sicurezza a Tripoli, contestando "l'uso eccessivo della forza" per reprimere le manifestazioni di protesta.
Bahrein, militari fanno fuoco sulla folla. L'esercito del Bahrein ha aperto il fuoco su una folla di dimostranti vicino alla Piazza della Perla a Manama. Lo ha riferito un ex parlamentare sciita. Alcune persone sono state ferite. Oggi migliaia di persone hanno partecipato ai funerali di due persone rimaste uccise ieri nell'assalto 1 lanciato dalle forze di sicurezza contro i manifestanti accampati in piazza della Perla, nel centro di Manama. L'incursione ha provocato 200 feriti secondo le autorità. La processione ha seguito i due feretri, avvolti nella bandiera nazionale, diretti a Sitra, un villaggio sciita, ripetendo slogan patriottici: "Né sciiti, né sunniti. Unità nazionale" o "Sunniti e sciiti sono fratelli". Secondo quanto riferito da testimoni, alcuni ripetevano anche "Il popolo vuole la caduta del regime". Dopo l'eplosione delle manifestazioni, secondo il New York Times, che cita una compagnia per l'analisi del traffico web, il governo ha imposto severe limitazioni nell'accesso al web. Secondo i dati raccolti dalla Arbor Networks, il traffico internet in Bahrein mostra una flessione tra il 10 e il 20%, imputabile per gli esperti dell'azienda Usa, al blocco di diversi siti, tra i quali ci sarebbe anche YouTube. Piccolo arcipelago del Golfo, il Bahrein è governato da una dinastia sunnita, sebbene la maggioranza della popolazione sia sciita.
Egitto, in piazza manifestazioni per vittoria e pro Mubarak. Affollata da migliaia di persone piazza Tahrir, al Cairo, come nei giorni delle proteste contro il presidente Mubarak. Oggi è stato il giorno della festa, con la piazza attraversata dalla "Marcia della vittoria", a una settimana dalla caduta del regime egiziano. Una piazza in preghiera, animata dal sermone dell'Imam Yousef al Qaradawi, che ha salutato la rivolta di piazza affermando che è la prova che "ciò che è illegittimo non può mai battere la verità". "Mi congratulo con la gioventù: sapeva che alla fine la rivoluzione avrebbe vinto" ha detto l'imam. "Ma la rivoluzione finirà solo quando avremo un nuovo Egitto" ha avvertito, chiedendo ai leader arabi di ascoltare il proprio popolo, perché "il mondo arabo è cambiato". Al-Arabiya riporta che all'imam era vietato da 30 anni di recitare il sermone del venerdì in Egitto. L'ultimo fu nel 1981, dopo l'assassinio dell'allora presidente Anwar Sadat. Intanto, lo stato maggiore delle forze armate egiziane, che ha assunto la guida del Paese, ha aperto una pagina sul social network Facebook per avvicinarsi maggiormente ai giovani.
Ma quella la vittoria non è stata l'unica manifestazione.Almeno 10 mila persone si sono radunate in una grande piazza del quartiere Mohandessin per rendere onore e omaggio all'ex presidente Hosni Mubarak. Un'altra piazza, un altro clima. Le centinaia di bandiere egiziane si mescolano alle foto dell'ex rais sorridente o in divisa militare giovanissimo a fianco al suo predecessore Anwar Sadat. I nostalgici del rais, chiamati a raccolta da un giovane blogger, hanno voluto ricordare la figura di quello che considerano un padre. I manifestanti hanno rivisitato uno slogan scandito milioni di volte a piazza Tahrir secondo il quale "il popolo egiziano vuole fare cadere Mubarak". Oggi i manifestanti pro Mubarak hanno scandito lo slogan "il popolo egiziano vuole onorare Mubarak".
Frattini martedì 22 al Cairo. Il ministro degli esteri Franco Frattini andrà in Egitto martedì prossimo, 22 febbraio, per una serie di incontri "con esponenti governativi". L'agenda è ancora in fase di definizione. Frattini sarà uno dei primi ministri degli Esteri a visitare il paese arabo dopo le dimissioni del rais Mubarak, lo scorso 11 febbraio.
Giordania, otto feriti in manifestazioni pro-riforme. Almeno dieci persone sono rimaste ferite nelle proteste antigovernative in corso ad Amman, la capitale della Giordania. Lo riferisce l'agenzia di stampa 'Dpa'. Durante la manifestazione, sostenitori del governo si sono scagliati, bastoni in pugno, contro centinaia di dimostranti che chiedono riforme politiche per il regno hascemita.
Yemen, si aggrava il bilancio delle vittime. Si è aggravato il bilancio degli scontri di ieri tra forze di sicurezza e dimostranti anti-governativi ad Aden, nello Yemen meridionale. Secondo fonti ospedaliere, il numero dei morti accertati è salito infatti a tre, mentre i feriti sono 19, due dei quali versano in gravi condizioni. Ieri, nel quartiere di al-Mansoura della città portuale, la polizia aveva aperto il fuoco su un gruppo di manifestanti che reclamava la cacciata del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 32 anni.
Tunisia, amnistia generale. Il governo tunisino ha adottato oggi l'amnistia generale per i prigionieri politici ed ha annunciato un decreto legge a riguardo per i prossimi giorni. Lo ha riferito il portavoce del governo Taieb Baccouch a conclusione del consiglio dei ministri oggi.
18 febbraio 2011
repubblica.it/news/libia
Nessun commento:
Posta un commento