Il Cavaliere riunisce il governo, chiede tempi rapidi, rilancia sulle intercettazioni e punta sul vecchio testo senza le modifiche dei finiani. Sul tavolo anche il ripristino dell'immunità parlamentare. Anm: "Riforme punitive. Non ci intimidiscono"
ROMA - Giustizia, il governo insiste 1. Con il Consiglio dei ministri che approva all'unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul ddl che contiene la riforma costituzionale della giustizia. E con l'annuncio di un Cdm straordinario che sarà convocato nei prossimi giorni per l'approvazione definitiva della riforma. Un comitato formato da ministri ed esperti si riunirà per approfondire i contenuti del testo. Da quello che filtra il premier punta anche a riprendere in mano il ddl sulle intercettazioni fermo alla Camera dei deputati, tornando però al testo originario, la cosidetta legge-bavaglio, vale a dire la versione precedente le modifiche imposte anche da finiani e centristi. Al momento tuttavia non è ancora chiaro se il ritorno al testo precedente le modifiche comporti degli emendamenti che facciano tornare al provvedimento così come era stato approvato dal Senato oppure se, pur modificandone l'impianto, il testo debba comunque essere sottoposto a un nuovo voto a Palazzo Madama.
Per Luca Palamara, presidente dell'Anm, si tratta di "un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati". "Noi non ci faremo intimidire - ha aggiunto il leader del sindacato delle toghe - e continueremo ad applicare la legge con serenità, imparzialità,
in maniera eguale per tutti e a spiegare quali sono le riforme di cui la giustizia ha bisogno davvero". "Ciò che più preoccupa in questa fase - ha osservato Palamara - sono le posizioni di ministri in carica, Istruzione, addirittura Esteri e persino Giustizia, che partecipano senza alcuna remora, che pure sarebbe doverosa per la carica istituzionale ricoperta, alla sistematica aggressione nei confronti dei magistrati".
Chi ha partecipato questa mattina al Consiglio dei ministri ha parlato comunque di un Silvio Berlusconi soddisfatto per i nuovi innesti nella maggioranza. "Questa è una riforma basata su principi di civiltà" avrebbe detto annunciando altre novità in arrivo: "Dobbiamo fare in fretta perché è un problema non più rinviabile che dobbiamo risolvere quanto prima". Per poi rilanciare la riforma delle intercettazioni e dell'immunità parlamentare prevista dal vecchio articolo 68 della Costituzione.
"Al governo non interessa un sistema della giustizia che funzioni davvero - ha detto Antonio Di Pietro dell'Idv -. Per questa ragione le riforme che il governo ha annunciato di voler fare non sono in favore della giustizia e dei cittadini onesti ma dei delinquenti".
"E' paradossale - ha attaccato la capogruppo del Pd nella commissione giustizia della Camera, Donatella Ferranti - che il consiglio dei ministri abbia approvato alla cieca un testo di cui conosce poco più che i titoli. Quel voto unanime è quindi una preoccupante dimostrazione di fedeltà al capo da parte di ministri che sembrano agire ormai come se facessero parte del collegio difensivo del premier". A rincarare la dose è stata Anna Finocchiaro: " La riforma non è altro che la somma dei desideri del premier: intercettazioni, separazione delle carriere e ora anche immunità. Sempre e solo provvedimenti ad uso personale del presidente del Consiglio".
18 febbraio 2011
repubblica.it//riforma_giustizia
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