A Milano previsto il Palasharp esaurito. Accreditate molte tv straniere per quella che è stata definita all'estero come "la prima grande manifestazione degli intellettuali contro Berlusconi"
MILANO - L'ultima telefonata è arrivata da Mosca: anche Ntv, 120 milioni di spettatori, la tv libera della Russia, sarà oggi pomeriggio al Palasharp di Milano, per registrare un servizio sulla manifestazione lanciata da Libertà e Giustizia e intitolata, come c'è scritto sulle magliette del centinaio di volontari, "Dimettiti. Per un'Italia libera e giusta". Sono così diventati 150 i giornalisti accreditati in quella che la stampa straniera ha già definito "la prima grande manifestazione degli intellettuali contro Berlusconi".
Troupe, fotografi e giornalisti che arriveranno da tutto il mondo: dalla Cnn ad Al Jazeera; dalla Cnn Ucraina alla Russian State Tv, vicina a Putin, passando per tutte le principali testate europee, da El Paìs al Times. Alle sei e mezza di sera, quando gli organizzatori hanno chiuso le iscrizioni, mancavano le richieste del Tg 1 e delle reti Mediaset, perché si vede che solo da quelle parti il pomeriggio con Umberto Eco, Roberto Saviano, Paul Ginsborg e Gustavo Zagrebelsky, riuniti insieme per dire basta al mondo parallelo di Silvio Berlusconi, non è un avvenimento che meriti attenzione. La previsione è che il Palasharp possa non bastare a contenere tutti. All'esterno saranno collocati maxischermi per coinvolgere anche chi dovesse restare fuori.
È proprio per questo che Sandra Bonsanti, la presidente dell'associazione che dal 18 di gennaio ha raccolto 106 mila firme, dice: "Credo che esista un'Italia informata e una che non sa". Quel pezzo di Italia che ha aderito all'appello di Libertà e Giustizia ha chiesto di "fare dell'altro" e l'incontro di oggi è il risultato: treni speciali dal Sud e da Venezia, venti pullman dal nord e dal centro, cancelli aperti a partire dalle 13.30 anche se l'orario di inizio è fissato per le 15, adesione di nomi noti della società e della politica, dalle sorelle Bice e Carla Biagi a Susanna Camusso; da Dario Franceschini a Maurizio Landini; da Salvatore Veca a Oscar Luigi Scalfaro.
Persone che hanno ruoli e posizioni diverse, ma che qui, oggi, si riconoscono nell'appello alle dimissioni rivolto al premier Silvio Berlusconi. Un appello che, come spiega il giurista Zagrebelsky, non ha bandiere, se non quella della dignità: "Perché siamo qui? Cosa abbiamo da dire, da chiedere? Niente e tutto. Niente per ciascuno di noi, tutto per tutti".
La giornata di protesta, nata come reazione alle bugie e alla realtà del Rubygate, arriva a una settimana dalla prima manifestazione pubblica contro Berlusconi: sabato scorso, sempre a Milano, piazza della Scala è stata invasa da donne e uomini che hanno risposto alla chiamata della Cgil insieme alle associazioni femminili, prima fra tutte Usciamo dal silenzio, che hanno scelto come simbolo una sciarpa bianca - che in alcune civiltà orientali è segno di lutto - e come slogan "Un'altra storia italiana è possibile". Ed è già in moto l'organizzazione per l'appuntamento di domenica 13 febbraio, quando di nuovo donne e uomini torneranno a scendere in tutte le piazze d'Italia.
Altre firme si sono aggiunte a quell'appello intitolato "Se non ora, quando?": quella di Dario Fo, Franca Rame, Lidia Ravera, Patrizia Carrano, Sabina Guzzanti.
La manifestazione di oggi del Palasharp (che si raggiunge con la linea 1 della metropolitana, fermata Lampugnano, direzione Rho Fiera) sarà seguita in diretta sul sito di Repubblica. it e sul canale del digitale terrestre di Repubblica (canale 5). (05 febbraio 2011)
repubblica.it/news/
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