lunedì 7 febbraio 2011

I due jolly del premier

Roma, 07-02-2011
"Se Silvio Berlusconi cerca l'elisir della giovinezza meglio Marco Pannella di Ruby". Nell'ironia di Libero una indiscrezione che circola da tempo nei palazzi della politica:"Se Alfano diventera' coordinatore unico del PdL, di fatto delfino di Berlusconi, il candidato (a ministro della giustizia, ndr.) potrebbe essere un 'tecnico d'area radicale': Mario Patrono, consigliere Csm di area socialista negli anni '90".

Un radicale alla Giustizia porterebbe in testa alle priorità d'azione del Governo la situazione delle carceri, la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati; in cambio la traballante maggioranza di centrodestra troverebbe sei voti in più alla Camera, e, soprattutto, tre in più al Senato.

L'altro jolly L'altra carta a sorpresa che il premier sarebbe sul punto di giocare nella complicata partita dell'inchiesta Ruby, rivela La Stampa, è quella del sottosegretario Francesco Nitto Palma, "magistrato prestato alla politica e tecnico fine almeno quanto Ghedini": sarebbe lui a ritoccare il testo di legge sulle intercettazioni. E potrebbe rientrarci anche un comma per rendere inutilizzabili quelle del caso Ruby. "Di Nitto Palma - scrive la Stampa - si sa come la pensa: una sua proposta di legge di qualche anno fa prevedeva un Processo Breve che annullava i processi anche retroattivamente e bastava sgarrare sui tempi di un solo grado di giudizio per far scattare una prescrizione.

Va da se' che con questa formulazione sarebbero immediatamente cassati tutti i procedimenti pendenti del Cavaliere. Quanto a Ruby, sempre Frattini ieri avvisava: 'In nessun altro paese europeo sarebbe consentita una violazione
della privacy del genere. Se il caso arrivasse all'attenzione della Corte europea per i diritti umani, spazzerebbe via tali violazioni' ".

Se l'ipotesi del ricorso alla Corte di Strasburgo, organo del Consiglio d'Europa, pare remota, il Corriere della Sera oggi vede come molto concreta, invece, quella di un ricorso della Camera o della presidenza del Consiglio alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzione.

La Consulta sarebbe così chiamata a dirimere i prevedibili conflitti sul legittimo impedimento che il premier potrebbe sollevare di volta in volta

rainews24.rai.it

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