mercoledì 2 febbraio 2011

Economia- La recessione taglia i redditi familiari. È il Nord a pagare il prezzo più alto

Per la prima volta dal 1995 l'Istat registra un dato così negativo: risparmiato il Mezzogiorno
TORINO
La crisi taglia la ricchezza degli italiani.
L’impatto della crisi ha colpito duro soprattutto al Nord, mentre per le famiglie meridionali sembrano aver subito in misura minore gli effetti della recessione. È quanto ha decretato l’Istat nel rapporto sul reddito disponibile delle famiglie nelle regioni italiane nel periodo 2006-2009: nell’ultimo periodo, precisa l’Istituto di statistica, sono state quindi le regioni settentrionali a subire maggiormente gli effetti negativi della flessione, che ha invece risparmiato il Mezzogiorno.

Per la prima volta da 1995, il reddito disponibile è passato da un incremento del 3,5% del 2006 a una diminuzione del 2,7% del 2009. In particolare, si è concentrato, in media, per circa il 53 per cento nelle regioni del Nord, per il 26 per cento circa nel Mezzogiorno e per il restante 21 per cento nel Centro. Nel periodo considerato tale distribuzione ha mostrato alcune variazioni che hanno interessato principalmente il Nord-ovest, il quale ha visto diminuire la sua quota di 0,6 punti percentuali (dal 31,1 del 2006 al 30,5 per cento nel 2009) a favore di Centro e Mezzogiorno (+0,4 e +0,2 punti percentuali rispettivamente). La quota di reddito disponibile delle Famiglie del Nord-est è rimasta invariata al 22 per cento.

Il forte calo del reddito disponibile nel Nord-ovest nel 2009, spiega l’Istat, è da imputarsi alla cattiva performance di Piemonte e Lombardia. In Piemonte, infatti, c’è stata una forte contrazione dell’input di lavoro dipendente e, di conseguenza, dei relativi redditi da lavoro; la Lombardia sconta, invece, la battuta d’arresto degli utili distribuiti dalle imprese.

Calabria e Sicilia sono le uniche regioni italiane in cui il reddito delle famiglie ha mostrato tassi di crescita lievemente positivi; in tali regioni, peraltro, anche la dinamica del Pil è stata migliore che altrove. Il Sud ha anche beneficiato di una tenuta degli interessi netti ricevuti dalle famiglie, spiegata in parte dalla loro minor propensione agli investimenti rischiosi.

Anche nel 2008, a fronte di un aumento del reddito disponibile nazionale del 2,3%, il Nord-ovest ha registrato il tasso di crescita più contenuto (+1,8%), a causa della debole dinamica di Lombardia e Liguria (+1,2 e +1,8% rispettivamente). Al Nord la crescita più sostenuta si è avuta nel Nord-est, dove si sono distinte le performance di Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trento (+5, +4,3 e +3,6%), le migliori a livello nazionale. Centro e Mezzogiorno hanno evidenziato tassi di crescita prossimi alla media nazionale e pari, rispettivamente, a +2,5 e +2,2%. Al Centro, il valore del Lazio è risultato quello più elevato (+2,9%), mentre al Sud si sono distinti quelli di Abruzzo e Basilicata (+3,4 e +3,1%). Le regioni con i tassi di crescita del reddito delle famiglie più modesti sono state Molise e Calabria (+0,8 e +1,1%).

Fino al 2008 le famiglie residenti nel Nord-ovest hanno fatto registrare il più elevato reddito disponibile per abitante, ma nel 2009 il primato è passato al Nord-est, dove Bolzano ha scavalcato l’Emilia Romagna in testa alla graduatoria. In tale anno il reddito disponibile per abitante al Sud è diminuito meno che nelle altre ripartizioni, anche se il divario nei livelli di reddito procapite rimane significativo. Le regioni settentrionali presentano ancora i livelli di reddito procapite più elevati e quelle meridionali i livelli più bassi, mentre le regioni centrali occupano una posizione intermedia, con la sola eccezione della Toscana, più simile alle regioni settentrionali.
02/02/2011

lastampa.it/economia/

Nessun commento:

Posta un commento