giovedì 10 febbraio 2011

Così hanno ostacolato i pm

30 agosto 2010: qualcuno sfonda la porta del Gip al Tribunale di Milano cercando i fascicoli sui festini. Nessuno sapeva dell'indagine in corso, tranne Lele Mora. Il primo di una serie di tentativi (legali e non) per impedire ai magistrati di arrivare alla verità. E su questi sabotaggi si apre una nuova indagine

Lele Mora
 10 febbraio 2011
Lele Mora che riesce a spiare gli interrogatori segreti di Ruby.
Emilio Fede che indovina i telefoni intercettati. Un misterioso 007 che penetra di notte negli uffici di tre giudici. Nicole Minetti che convoca ad Arcore le "Papi girls" per parlare della minorenne ancor prima che gli avvocati-deputati comincino le loro, altrettanto profetiche, indagini difensive. E il tesoriere Giuseppe Spinelli che evita la perquisizione grazie a un'immunità parlamentare creata proprio quando scoppiò l'affare Mills, cioè l'altro guaio giudiziario che ora spaventa il capo del governo.

Messe in ordine, le intercettazioni del caso Ruby raccontano una spy-story che sembra l'esatto contrario delle proteste berlusconiane: non la procura che viola la privacy del premier, ma gli indagati che riescono a controllare in diretta e addirittura a prevenire le indagini della magistratura. Karima detta Ruby, la presunta baby-prostituta che secondo i pm fu pagata in contanti dal premier tra il 14 febbraio e il 2 maggio 2010, quando era ancora minorenne, è stata interrogata per quattro volte dal pm Pietro Forno, tra il 2 luglio e il 3 agosto.

Finora si pensava che quei quattro verbali fossero i pilastri dell'accusa, che poi Ruby ha ritrattato con gli avvocati del premier. In realtà i pm Ilda Boccassini e Antonio Sangermano hanno trovato sia riscontri (soldi e documenti) che smentite. L'interrogatorio più affidabile è il primo. Già nei tre successivi, Ruby mescola fatti veri a episodi clamorosi ma non verificabili o a bugie conclamate.

Come se già allora qualcuno l'avesse spinta a recitare il primo atto di quel copione che in autunno la porterà a chiedere a Berlusconi «cinque milioni di euro»: «fingersi pazza», raccontare «tutto e il contrario di tutto», per screditare l'inchiesta.

Oggi gli avvocati di Mora fanno notare, giustamente, che Ruby è capace di mentire anche da sola: il primo maggio, ad esempio, usò una falsa identità per denunciare ai carabinieri lo scippo di 6.500 euro (che secondo l'accusa aveva appena intascato per la sua ottava nottata di "bunga bunga" con Silvio). Ma un altro fatto certo è che, proprio mentre comincia a parlare ai pm, Ruby viene ricalamitata nell'orbita di Lele. Prima sua figlia Diana Mora ne chiede l'affidamento (senza successo), poi, il 5 agosto, il loro legale, Luca Giuliante, diventa l'avvocato di Ruby. Dal 4 agosto, intanto, Mora e Fede vengono intercettati mentre brigano per farsi versare almeno un milione e 200 mila euro da Berlusconi, tramite Spinelli.

Mora ha già visto fallire la sua Lm management, dunque quei soldi non possono più salvarlo dalla bancarotta. Ma allora a cosa servono? Il 25 agosto Fede istruisce Mora così: «Dovresti andare da Lui insieme al tuo avvocato simpatico e dire che insieme si è superato un brutto rischio...». Tre giorni dopo il direttore del Tg4 descrive a Lele i timori di Arcore: «L'avvocato della minchia ha detto "no, perché poi se viene fuori che lui procurava programmi...". Allora dico: "No, guarda, quest'uomo ci ha dato tutto... e soprattutto la riservatezza"». Berlusconi, insomma, sembra scoprire il rischio-Mora in quei giorni.

Ed è subito giallo. Poche ore dopo, nella notte tra il 30 e il 31 agosto, un intruso sfonda la porta del capo dei gip di Milano, senza rubare nulla. L'indomani si scopre che è stato rovistato anche l'archivio del giudice titolare del caso Ruby: qualcuno che aveva fretta ha fatto cadere a terra un fascicolo diverso, ma con gli stessi magistrati (pm Sangermano, gip Di Censo). Nelle stesse ore è stata rubata pure la chiave dell'ufficio di un terzo giudice, lo stesso che, guarda caso, aveva autorizzato le prime intercettazioni su Ruby.

Su questo giallo ora indaga il pm Riccardo Targetti: tutto porta a ipotizzare tre tentativi di spiare l'inchiesta su Ruby. Che era ancora segreta per tutti, ma non per Mora. Il 6 ottobre, infatti, Lele partecipa nientemeno che a un vertice notturno con Ruby, un «avvocato» e un «emissario di Lui»: la minorenne verbalizza per ore le sue «scene hard con il pr... con Lui-Lui», come spiega in diretta il suo neo-convivente Luca Risso. Il giorno dopo, anche Ruby conferma che «Gesù di Arcore» ha saputo da Mora che lei ha parlato con i pm: «Lui mi ha detto che si è sentito con Lele, ha saputo che io ho detto tante cose... Il mio caso è più grave di Noemi e della D'Addario ».

espresso.repubblica.it/

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