sabato 12 febbraio 2011

Cdm, stato d'emergenza per gli sbarchi, Sacconi: "Sollecitata anche la Ue"

Riunione d'urgenza per fronteggiare l'aumento degli sbarchi dal Nordafrica. Il ministro del Lavoro: "Abbiamo sollecitato l'Unione europea". Livia Turco: "Occorre fare di più". Prodi: "L'Europa eviti esodi di massa stando vicina alle trasformazioni". Cei "contenta" per l'attenzione ai profughi

Oltre 300 persone sbarcate nella notte, quasi tremila negli ultimi tre giorni. Sono i numeri, drammatici, che sospingono l'allarme immigrazione al vertice dell'agenda politica del governo. Che in un Consiglio dei ministri straordinario convocato a Palazzo Chigi ha dichiarato lo stato di emergenza umanitaria a seguito dell'eccezionale afflusso di cittadini dei Paesi del Nord Africa, innescato dagli eventi che stanno mutando il volto politico del Maghreb. Allestito un ponte aereo per il trasferimento dei clandestini in altri centri di identificazione, considerato che la struttura sull'isola di Lampedusa resta chiusa. Altri immigrati vengono trasferiti con un traghetto della Siremar, rimasto in servizio appositamente.

Lo stato d'emergenza umanitaria, si spiega in un comunicato della presidenza del Consiglio, "consentirà l'immediata adozione, con ordinanza di protezione civile, delle misure necessarie per controllare il fenomeno e assistere i cittadini in fuga dai paesi nordafricani". Al termine del Cdm, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi dichiara che l'Italia ha ufficialmente sollecitato l'Unione europea sull'emergenza immigrati dal Nordafrica. "Ci siamo attivati con la Ue - dice il ministro - che mi sembra abbia finora proceduto 'lento pede'".

Per il Pd, lo stato d'emergenza proclamato dal Consiglio dei ministri "è un atto dovuto" e una "scelta corretta,  anche se quando la stessa misura veniva presa dal governo di centrosinistra erano sempre pronte le critiche dei falchi". Lo osserva Livia Turco, secondo cui "occorre fare molto altro". "Chiediamo - afferma l'ex ministro - adeguata accoglienza, il coinvolgimento degli enti locali e del volontariato e la riapertura di una struttura efficiente come quella di Lampedusa, chiusa per motivi incomprensibili". Per la Turco, "l'immigrazione non si può arrestare e perciò occorre governarla, di concerto con gli altri paesi europei che devono fare la loro parte, con buoni accordi bilaterali cooperazione allo sviluppo e con la programmazione degli ingressi. Purtroppo il governo Berlusconi ha pesantemente tagliato risorse strategiche, quelle appunto alla cooperazione".

Della necessità di un coinvolgimento comunitario nella gestione dell'emergenza aveva in precedenza parlato Romano Prodi, ex capo del governo ed ex presidente della Commissione europea, oggi consulente Onu per l'Africa. Il "professore" condivide l'allarme del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, per il pericolo che la crisi del Maghreb si trasformi in un'emergenza umanitaria in Europa, con il pericolo di infiltrazione di terroristi tra i profughi in arrivo. "Se in questi Paesi la situazione sfugge al controllo, certamente la conseguenza non può che essere questa" afferma da Padova, rispondendo ai giornalisti a margine di un incontro organizzato da Cuamm medici con l'Africa. "Ma io non sono pessimista - aggiunge Prodi - e penso che la Tunisia si riorganizzerà. E' chiaro che, se è disperata, questa gente non vede altro che lo sbocco verso nord, non ha alternative a queste situazioni tragiche".

L'ex premier ha quindi parlato dell'azione dell'Unione europea: "Dobbiamo lavorare molto, l'Europa dovrebbe essere più presente perché, in questi momenti, se vogliamo evitare esodi di massa, bisogna essere presenti, dare speranza, aiutare le trasformazioni, essere vicini ai bisogni fondamentali di questa gente. Attualmente, non ci siamo". Alla domanda di cosa ne pensa delle politiche del nostro Paese in questa situazione, Prodi risponde sorridendo: "Del nostro Paese non parlo...".

Nelle parole di monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, l'allarme di Maroni si traduce in "attenzione". "Siamo ben contenti - dichiara all'Asca il religioso - che ci sia questa attenzione e vigilanza nei confronti di queste fasce e gruppi di immigrati, di profughi che rischiano di rimanere abbandonati a se stessi ed è apprezzabile che si diffonda a tutti i livelli questa attenzione e questa sensibilità". 
Crociata assicura la continuità dell'impegno della chiesa. "Noi abbiamo fatto sempre questo lavoro e continueremo a farlo, anche perché - precisa il monsignore - fa parte della nostra identità e della nostra missione".
 12 febbraio 2011

repubblica.it/immigrati_emergenza 

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