domenica 13 febbraio 2011

"Anche fra qualche giorno". Manifestazione a Bruxelles per la dignità delle donne.

Manifestazione a Bruxelles per la dignità delle donne. Mille italiane e italiani (ma anche qualche straniero) si chiedono "se non ora, quando?"

Bruxelles 13 febbraio 2011

“Se-non-ora-quando?”, scandito come fosse “We-will-rock-you!” dei  Queen. Poi “dimissioni-dimissioni!”  e ancora, a squarciagola, “Chi non salta Berlusconi è” sino all’ultimo respiro che vola con un “Ora-ora ora!” che pare invocare la Pearl Harbour del Centrodestra.

Il cielo sulla Borsa di Bruxelles è clemente, un pallido sole saluta gli italiani della capitale europea che  partecipano alla manifestazione indetta per difendere le donne e la loro dignità, per parlare di chi lavora e va metaforicamente a letto presto (salvo leggere Kant, alla Eco). Assiepati sulla scalinata del vecchio palazzo degli affari divenuto un salone per eventi, alternano slogan e discorsi, sventolando cartelli e messaggi accorati. Mille, ha stimato un cronista che in genere la sa lunga.

Messaggi chiari sui loro manifesti e striscioni, sono tazebao viventi. "Io non sono in vendita". "Ca suffit". "Non siamo tutte tette e pallone, siamo stufe". Una donna col basco grigio ha un cartello con la scritta “Un vero uomo si dimette”, il che ha fa preoccupare molti presenti, salvo poi chiarire che è riferito ad uno solo, Silvio Berlusconi. Citazione di Primo Levi: “Se questo è un uomo”. Un tipo piuttosto elegante per esser domenica mattina ha in mano l’invito a “bandire il premier dal Consiglio europeo”.

Discorsi lunghi (quelli di qualche uomo), discorsi essenziali (quello della copresidente dei verdi  europei, Monica Frassoni). Facce note, quasi tutti del giro delle istituzioni, face mai viste. "Le donne non sono merce". "Berlusconi rendi un servizio all’umanità: dimettiti". Tutti stampati in rigoroso formato A4, il nuovo standard della protesta fai-da-te.

Solo tre poliziotti a vigilare sulla manifestazione. E qualche incuriosito cronista belga che domani racconterà lo strano evento su le Soir.

Poi tutti a casa, o a chiudersi in una brasserie o dove gli pare, per contarsi e raccontarsi, “stanchi di essere quelli del bunga bunga”.
Se non ora quando?  Un uomo col capello di lana, appoggiato sotto il leone che protegge  la Borsa di Bruxelles, dice scherzando che, in fondo, non c’è poi così tanta fretta.

“Ora? A me va bene anche fra una settimana, basta che se ne vada…”.
13/2/2011

lastampa.it/Bruxelles

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