«LA MISURA è colma». Il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, non ci gira attorno mentre l’Anm avverte: «Basta attacchi». L’inaugurazione dell’anno giudiziario è occasione di un nuovo scontro tra magistratura e politica. Da Milano (dove erano presenti anche Bruti Liberati e la Boccassini) a Palermo passando per Venezia, Torino, Bologna, Firenze, Roma. Fino a lasciare indietro i tempi lunghi dei processi, il moltiplicarsi delle prescrizioni, la lotta alla mafia giunta a un passo dalla vittoria ma troppo silente, l’espandersi della criminalità minorile.
Protagonista è stato il premier. A volte citato per nome, altre no. «La misura è colma. Non la misura della nostra pazienza (l’impopolarità dei magistrati nelle stanze del potere è fisiologica e talora necessaria per una giurisdizione indipendente, lo provarono in vita anche Falcone e Borsellino). Vicina al livello di guardia è la misura della compatibilità con le regole di convivenza istituzionale proprie di un sistema democratico» ha detto Caselli.
PAROLE come macigni: «Come fosse ossessionato dai suoi problemi giudiziari, il presidente Berlusconi ha moltiplicato gli interventi volti a indurre nei più l’immagine della giustizia come campo di battaglia di interessi contrapposti, anziché luogo di tutela di diritti in base a regole prestabilite». Caselli ha poi rivendicato l’esistenza di quello che il premier definisce «il partito dei giudici» ma come lo definì lo storico Salvatore Lupo «secondo cui è attraverso l’impegno di alcuni e il martirio di altri che l’idea del partito dei giudici prende forma. Nasce dalla sorpresa che in un’Italia senza senso della patria e dello Stato, ci siano funzionari disposti a morire per il loro dovere, per questa patria e questo Stato».
Da Milano fanno eco il Pg Manlio Minale e il presidente della Corte d’Appello Giuseppe Tarantola per smentire l’abuso di intercettazioni e ribadire il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Di «gratuite denigrazioni delle toghe» ha parlato, da Roma, il presidente della Corte d’Appello, Giorgio Santacroce mentre a Torino il Pg Marcello Maddalena ha insistito: «Finché ci sarà il Csm l’indipendenza dei magistrati non sarà posta in discussione, ad onta delle manifestazioni di piazza». Ancora più duro il Pg di Venezia, Pietro Calogero. Senza mai citarlo il magistrato ha ricostruito le accuse rivolte dal premier ai giudici in Tv. Per concludere: «Così di fatto ha ribaltato il ruolo dell’accusato e dell’accusatore in una sorta di processo alternativo invocando la punizione del magistrato».
«I GIUDICI non si fanno intimidire dalle minacce degli imputati» ha avvertito il Pg di Firenze, Beniamino Deidda, in sintonia con il documento dell’Anm letto in tutte le cerimonie per parlare con «una voce sola». «Gli attacchi ai magistrati sono contro la giustizia e la Costituzione» è riportato nel documento che boccia nettamente le ipotesi di riforme «dichiaratamente concepite come strumenti di ritorsione». Chiude il presidente della Corte d’Appello di Bologna, Giuliano Lucentini: «Andremo avanti con la schiena dritta, come abbiamo sempre fatto».
quotidiano.net/
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