(4 ottobre 2011) BARLETTA- Si resta attoniti ad ascoltare le prime testimonianze dei sopravvissuti al crollo che ha raso al suolo una palazzina di due piani nel centro di Barletta. Nonostante lo shock subito, i fortunati superstiti raccolgono tutte le loro forze per urlare la propria indignazione contro i presunti responsabili di questa “tragedia annunciata”.
Perché a sentir loro, che in quell’edificio ci vivevano, i segnali sospetti c’erano, eccome. “C’erano crepe larghe tre centimetri sul muro del salotto, ci potevi infilare la mano”, racconta l’inquilino che è riuscito a mettersi in salvo fuggendo, non appena ha notato che le porte del suo appartamento si aprivano con difficoltà, a causa del cedimento già in atto. Il tempo di mettere piedi fuori dal portone e la sua casa è venuta giù come un castello di carte.
Una situazione denunciata da tempo, a quanto pare, fin dal momento in cui i proprietari del palazzo vicino avevano ottenuto dal Comune il permesso di abbattere la vecchia palazzina esistente per ricostruirne una nuova. Lo stress a cui sarebbe stato sottoposto il palazzo adiacente, poi crollato, a causa dei lavori in corso senza la necessaria messa in sicurezza, sarebbe secondo i residenti la causa del tragico evento che ha causato 5 morti, tutte donne.
A lanciare accuse precise è il marito di Emanuela Antonucci, la 31enne incinta che viveva in un monolocale del secondo piano, estratta viva dalle macerie: “Chiederò le dimissioni in massa del sindaco e della giunta, che hanno portato allo sfascio questa città consentendo alla mafia dell’edilizia di espandersi. Anche perché – aggiunge – i responsabili dell’azienda incaricata dei lavori al palazzo, la Giannini, sono imparentati con la moglie del sindaco”.
La ragazza, ricoverata in buone condizioni presso l’ospedale “Dimiccoli”, ha dichiarato di aver “sentito le vibrazioni, ho cominciato a scendere le scale ma poi tutto mi è crollato addosso”. Per fortuna né lei né il bambino che porta in grembo hanno subito danni.
Dopo una giornata vissuta dall’intera cittadinanza con il fiato sospeso, in attesa che da quell’inferno di macerie giungessero buone notizie sulla sorte delle operaie intrappolate sotto i detriti, oggi, nonostante il lacerante dolore per la perdita di 5 giovani vite umane, è il momento di distogliere lo sguardo da quella montagna di calcinacci e rivolgerlo altrove, là dove vanno ricercate le eventuali responsabilità di questa strage.
E’ quello che sta facendo la Procura di Trani, dopo aver aperto un fascicolo, per ora a carico di ignoti, per i reati di disastro colposo e omicidio plurimo colposo. Il sostituto procuratore Giuseppe Maralfa ha disposto l’acquisizione di tutti gli atti depositati negli Uffici Tecnici comunali, relativi alla realizzazione di un nuovo palazzo, che sarebbe sorto accanto all’edificio crollato ieri ai civici 60 e 62 di via Mura Spirito Santo. Oltre alle segnalazioni dei residenti nella palazzina venuta giù, in seguito alle quali proprio venerdì scorso c’era stato un sopralluogo da parte dei tecnici comunali, i quali pare stessero predisponendo una relazione sullo stato dei luoghi ma senza aver riscontrato segnali di particolare allarme.
Su un altro fronte si muovono poi le indagini della Guardia di Finanza, che dovranno accertare la regolarità o meno della posizione lavorativa delle operaie decedute ai fini di eventuali azioni risarcitorie. Dalle prime testimonianze, risulterebbe infatti che in quel cantinato-laboratorio prestasse la propria opera un numero imprecisato di giovani donne, a seconda delle necessità dei titolari. Tutti elementi in corso di accertamento, e sui quali si attendono sviluppi nelle prossime ore.
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