Migliora la competitività ma pesano le aliquote fiscali.
L'Italia migliora sul fronte della competitività, ma l'inefficienza della burocrazia e le aliquote fiscali continuano a rappresentare un enorme peso, che le impedisce di emergere nella classifica del World Economic Forum, guidata ancora una volta dall'imbattibile Svizzera.
Nella graduatoria 2011-2012, infatti, l'Italia ha rosicchiato cinque posizioni e si è piazzata al 43esimo posto (leggi:: il Fondo monetario internazionale ha tagliato all'Italia le stime di crescita per il 2012).
Tuttavia non solo è di gran lunga l'ultima tra i Paesi del G7, ma si fa superare, come spesso accade, da Paesi dall'economia meno sviluppata come Malaysia, Estonia, Cile e Tunisia.
Non riserva sorprese nemmeno la testa della classifica: la Svizzera, grazie all'innovazione e all'efficienza del mercato del lavoro, si è confermata per la terza volta consecutiva il campione del mondo ed è seguita da Singapore e Svezia, che nel 2010 occupavano il podio a posizioni invertite.
IL FRENO DELLA BUROCRAZIA. Molto davanti a noi, come detto, si collocano i Paesi del G7: gli Stati Uniti al quinto posto, la Germania al sesto, il Giappone al nono, il Regno Unito al decimo, il Canada è 12esimo e la Francia 18esima.
A complicare la vita delle imprese italiane, secondo lo studio dell'organizzazione svizzera, sono in primo luogo l'inefficienza della burocrazia e il peso delle aliquote fiscali.
Altri bastoni tra le ruote sono poi l'accesso al credito («I mercati finanziari non sono sufficientemente sviluppati per rispondere alle esigenze»), la rigidità del mercato del lavoro che «ostacola la creazione di occupazione», l'inadeguatezza delle infrastrutture. Guardando ancora più nel dettaglio le varie voci, emergono anche le difficoltà relative all'eccesso di regolamentazione, alla criminalità organizzata, all'alto livello di corruzione, ma anche alla «percezione di mancanza d'indipendenza all'interno del sistema giudiziario».
BENE IL "MADE IN ITALY". Più in generale, appare negativo tutto il capitolo relativo alle istituzioni, con particolari criticità per quanto riguarda la trasparenza delle decisioni.
A salvare l'economia nazionale, ancora una volta, è invece il made in Italy: tra le voci positive, infatti, il Wef ha messo in evidenza «la ricercatezza delle aziende», che producono «merci di alto livello nella catena del valore», ma anche la capacità d'innovazione e la spesa delle imprese in ricerca e sviluppo.
Aiutano anche le dimensioni del mercato, il nono al mondo, che «consente di portare avanti significative economie di scala».
Mercoledì, 07 Settembre 2011
lettera43.it/crescita-l-italia-e-la-43esima-al-mondo
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