mercoledì 31 agosto 2011

MANOVRA AL PARI DELLA MIGLIORE FARSA DI TOTO’

31 agosto 2011
Se non ci fosse da piangere per il Paese ci sarebbe da ridere. Sembra, infatti, di assistere ad una delle migliori farse di Totò. Peccato che le manovre econimiche siano una cosa seria, ma mi sa che né Berlusconi, né Tremonti né tutta la corte dei miracoli che guida questa maggioranza se ne rendano conto.
Prima hanno negato la crisi, poi di fronte all’aut-aut dell’Europa hanno varato una manovra vergognosa e iniqua. Sono passate tre settimane da allora e che è successo? Nulla. Anzi peggio. La situazione in cui ci troviamo è peggiore di quella di prima.


In un veritce ad Arcore, qualche giorno fa, Pdl e Lega si sono seduti a tavolino e con il pallottoliere degli interessi privati (avessero usato quello dei numeri, i conti tornerebbero) si sono spartiti favori e aiutini in vista di future elezioni, in barba al bene del Paese e alle regole della democrazia. Regole, che lo ricordo, prevedono che tali provvedimenti vengano scritti e discussi nelle aule parlamentari, non  nella residenza privata del presidente del Consiglio. Ma dal sultano del conflitto di interessi cosa ci si può aspettare?

Se già la manovra era pessima, quella uscita da Arcore era indefinibile, tanto da scatenare le proteste dell’intero Paese, in modo trasversale. Eccolo, allora il passo indietro. La manovra arriva in commissione Bilancio al Senato e nel frattempo da un altro incontro privato tra Sacconi e Calderoli salta la norma sulle pensioni. Questo è uno spettacolo inquietante!

Innanzitutto, il centrodestra di inquisiti, condannati e coinvolti in vicende di vario genere, dice che troverà la copertura dei quasi cinque miliardi mancanti dalla lotta all’evasione. Pensano davvero che gli italiani siano così fessi da crederci? Non solo, quale manovra è in discussione tutt’ora a Palazzo Madama, se le modifiche vere vengono fatte altrove? Il Senato sta perdendo tempo dietro al sesso degli angeli, esistendo due manovre, quella scritta ma superata, che paradossalmente è in discussione nella sua sede parlamentare, e quella reale, che balla nella testa confusa del governo.

Alla fine in Parlamento arriverà un provvedimento diverso da quello varato dal governo l’11 agosto, diverso da quello arrivato in Senato, diverso da tutto perché deciso in qualche riunione clandestina da cui verrà fuori un qualche maxiemendamento. E’ l’unico modo antidemocratico in cui il governo supererà non l’ostruzionismo dell’opposizione, bensì i quasi 700 emendamenti presentati dalla maggioranza stessa. Allora il ricatto finale sarà il solito: o votate la manovra o perdete la poltrona! E addio ricandidatura.

E per fortuna alla fine del vertice di Arcore, Tremonti aveva detto che “andava tutto bene…”. E se andava male? Forse il superministro dormiva mentre gli altri decidevano o forse era distratto. Avesse un minimo di dignità si dimetterebbe, portando con sé il suo amico-nemico Berlusconi.

A questo punto lancio le opposizioni devono presentare insieme pochi emendamenti correttivi unitari e mirati, di fronte ai quali nessuna persona responsabile potrà tirarsi indietro: o il centrodestra dimostrerà un minimo di amore per questo Paese o si incarterà su se stesso e ci trascinerà in un baratro profondissimo.

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