Dietro lo spaventoso buco di don Verzè ci sarebbero gli appalti milionari a un'impresa che obbediva alla criminalità organizzata.
E' la pista seguita dagli inquirenti che indagano sul suicidio di Mario Cal.
Dietro i maxi-appalti edilizi del San Raffaele c'è una trama segreta da film di mafia. La storia drammatica di un'insospettabile azienda lombarda che per trent'anni viene strangolata da continui ricatti della camorra. Attentati. Assunzioni di mafiosi imposte con la paura. Prestiti in odore di usura. Visite intimidatorie nei cantieri finanziati dal grande ospedale privato. E la misteriosa gambizzazione di un politico che faceva da prestanome agli imprenditori taglieggiati.
I rapporti con il mondo degli appaltatori e fornitori, dall'edilizia all'energia, sono una delle direttrici di fondo delle inchieste giudiziarie che puntano a far luce sulla montagna di debiti che rischia di far fallire il grande polo ospedaliero fondato a Milano da don Luigi Verzè. E sulle cause dell'improvviso suicidio di Mario Cal, il manager che da anni era il braccio esecutivo del prete veronese. Indagini delicate. La prima ipotesi di reato è infatti l'induzione al suicidio: pressioni esterne che potrebbero aver spinto Cal a spararsi, la mattina di lunedì 18 luglio, proprio vicino all'ufficio di don Verzè. Oltre ai magistrati, anche Enrico Bondi, consulente dei nuovi amministratori scelti dal Vaticano, sta lavorando per rispondere a molte domande: quanti debiti ha accumulato don Verzè? E dove sono finiti i soldi?
Alcune decine di milioni di euro sono arrivati in misteriose società estere, con sedi in paradisi fiscali e bancari: il "Corriere della Sera" parla di finanziamenti a protettori politici e il "Sole 24 Ore" di affari con faccendieri condannati. In ogni caso, secondo testimonianze interne al San Raffaele raccolte da "l'Espresso", "il grosso del debito è nato in Italia". La società di revisione Deloitte ha certificato 948 milioni di scoperto con banche e fornitori. Aggiungendo altre voci, come leasing, garanzie e crediti dubbi, il passivo totale sale a 1 miliardo e 379 milioni. Ma il conto finale è destinato ad aggravarsi, visto che molte società collegate non hanno trasmesso alla Deloitte i dati richiesti.
In queste prime settimane di indagini la Guardia di Finanza sta passando al setaccio soprattutto l'archivio privato di Mario Cal: faldoni che il manager suicida custodiva in Brianza, ritrovati grazie a un dipendente fidato che ora è sotto choc. Il tribunale fallimentare ha rinviato al 15 settembre la decisione sul piano di salvataggio, altrimenti sarà il crac. Le entrate sono conosciute: il San Raffaele di Milano incassava 450 milioni l'anno solo dalla Regione Lombardia. Il mistero sono le uscite. Seguendo indicazioni filtrate dall'ospedale, "l'Espresso" ha ricostruito i rapporti con alcuni grandi fornitori. Scoprendo un intreccio di affari e trame di mafia che a Milano sembravano impensabili.
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