Falcidiati da scandali e inchieste, i politici si appellano al falso mito dell'etica.
Il primo segretario del Popolo della libertà (Pdl) per investitura berlusconiana, Angelino Alfano, esordisce con una grottesca ammissione d'impotenza: «Vogliamo un partito di onesti», proprio quello che sarebbe mancato in 17 anni di reggenza del Cavaliere.
Dal partito, illustri inquisiti e indagati plaudono ilari mentre le opposizioni più feroci ironizzano: vuole un partito di onesti in mano a Silvio Berlusconi? Ma la questione pare un po' più grave, sebbene non necessariamente seria.
Tutti i partiti, nessuno escluso, fanno dell'Araba fenice chiamata 'onestà' la loro ultima
spes, mentre risultano falcidiati da scandali e da inchieste. La storia giudiziaria di Berlusconi è nota e tormentata: lui, il
Signore delle prescrizioni e delle attenzioni dei giudici, quasi tutti i maggiorenti della sua formazione sotto scacco per questa o quella vicenda.
IL CAV E IL MITO DELLA LIBERTÁ. Berlusconi ha costruito la sua fortuna politica sul mito della libertà - e si capisce - altri su quelli della legalità e dell'onestà, dalla Lega di Umberto Bossi fino ad Antonio Di Pietro e all'Udc di Pierferdinando Casini e i problemi e gli imbarazzi non mancano neppure in casa loro.
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