La manovra è solo un maquillage e anche Tremonti perde credibilità.
Mentre l'Italia brucia sul fuoco della speculazione che la vede come prossima vittima sacrificale, il presidente del Consiglio se ne sta ritirato e silente a pensare come scapolarla dal risarcimento multimilionario che la sua Fininvest deve alla Cir di De Benedetti. Esemplare e icastica rappresentazione di cosa sia il conflitto di interessi.
Non bastasse lui, nel mezzo del deflagrare della crisi la Lega, il suo alleato di governo, annuncia per bocca di un tronfio Calderoli l'apertura in data 23 luglio di tre ministeri a Monza, tra cui (sic) quello dell'Economia.
PAURA DEL CONTAGIO. Così, a far da supplente, deve scendere in campo il presidente della Repubblica con un appello all'unità nazionale nel momento della suprema difficoltà. E, con lui, gli altri leader dell'Unione, la Merkel in testa, preoccupati dall'esplodere del contagio.
Perché va bene la Grecia, passi il Portogallo, ma se anche l'Italia va in default la già traballante architettura della moneta unica europea rischia di crollare definitivamente.
TAGLI DI RATING. Poi, naturalmente, tutte le attenuanti sono buone. È innegabile che nelle scorse settimane le agenzie di rating ci abbiano messo del loro, parlando e minacciando anzitempo, tanto da fomentare sospetti sulla loro presunta imparzialità.
È altrettanto vero che gli organismi internazionali, Ue in testa, si siano rimpallati il problema di Atene tardando a mettere in pratica terapie convincenti.
Terzo, ma non ultimo, un certo compiacimento americano nei confronti di un'Europa talebanamente attenta a vincoli e parametri, che ora soffre le stesse pene dell'amministrazione Obama nei confronti del suo debito. Mal comune, mezzo gaudio.
Scandali e crisi minano la credibilità del governo
Detto questo, occorre aggiungere che le colpe del governo sono ineludibili, e che la sua immagine di precarietà (martoriata da guerre intestine e scandali di ogni sorta) non aiuta certo a migliorarne la considerazione nel consesso internazionale.
TREMONTI INDEBOLITO. Dove a essere indebolito è anche colui che era sin qui considerato dagli altri partner dell'Eurozona un presidio e una sicurezza. Giulio Tremonti d'ora in avanti si muove sul teatro internazionale gravato dai cascami della vicenda di corruzione che ha coinvolto il suo ex assistente Marco Milanese, e su cui molto deve ancora spiegare.Ma anche a voler prescindere da questo, i giorni neri che stanno affossando la Borsa e i titoli del debito confermano quanto poco apprezzata sia stata la manovra economica varata dal governo.
MANOVRA NON CREDIBILE. La pochezza dei tagli (poco meno di 7 miliardi in due anni); l'aver accuratamente salvato i capitoli di maggior spreco, in primis i costi della politica con la clamorosa sparizione della norma che doveva abolire le Province; l'aver demandato il grosso dell'intervento, 40 miliardi, alla fine dell'attuale legislatura; l'aver introdotto un’ingiusta patrimoniale sul piccolo risparmio, ne ha rivelato subito palesi limiti sul piano della credibilità.
I mercati non sono certo neutrali, e la speculazione non guarda in faccia nessuno, ma è certo che da un Paese con il debito pubblico tra i più alti al mondo e con una spesa corrente esorbitante ci si sarebbe aspettati ben altri e più drastici interventi.
MAGGIORANZA SENZA CONSENSO. Il fatto che non siano stati effettuati si spiega con il risicatissimo consenso di cui gode questa maggioranza, che è tale in parlamento ma non nel Paese dove è stata sonoramente sconfessata da due tornate di voto. E che non può dunque rischiare la propria flebile sopravvivenza intaccando clientele, corporazioni e rendite di posizione. Per questo la speculazione internazionale, così sensibile all'instabilità, attacca l'Italia.Se domani si dovesse rifinanziare tutto il debito pubblico italiano, ogni 100 punti base di differenziale di rendimento tra i nostri Btp e i Bund tedeschi (ormai arrivato a 300 punti) ci costerebbero 16 miliardi di euro in più solo per gli interessi. Questo significa che, in teoria, l’attacco finanziario di questi giorni s’è già mangiato tutta la manovra economica da 47 miliardi.Nella realtà, lo Stato dovrà pagare l’1% in più di interessi sulle prossime nuove emissioni di Btp decennali: resta un mini-salasso, anche se di pochi miliardi.
UN SEMPLICE MAQUILLAGE. Germania e Francia, in tempi non sospetti e con una situazione dei conti pubblici nettamente migliore della nostra, avevano varato manovre di ben altra entità, intorno ai 90 miliardi.
Chi siamo noi per poterci permettere misure di mero maquillage, per di più inique perché tutte sbilanciate su nuovi prelievi nelle tasche delle fasce più deboli?Il continuo allargamento della forbice tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi è lì a dirci che nessuno più è disposto a crediti di fiducia, che il vivere al di sopra delle nostre possibilità è un retaggio che non possiamo più portare avanti.
11 Luglio 2011
lettera43.it/il-paese-crolla-e-il-cav-pensa-a-salvarsi
Nessun commento:
Posta un commento