venerdì 10 giugno 2011

LA 'NDRANGHETA PREPARAVA ATTENTATO A PM: 11 ARRESTI

COSENZA - Volevano uccidere un magistrato della Dda, per fargli pagare gli arresti del 26 maggio scorso e in particolare la cattura del latitante Nicola Abbruzzese, capo della cosca omonima, e la condanna all'ergastolo del fratello Francesco Abbruzzese, da parte della Corte d'assise di Cosenza. Per questo 11 persone sono state arrestate per ordine della Dda di Catanzaro per associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione aggravati di armi da sparo comuni e da guerra.

Il magistrato nel mirino della 'ndrangheta è Vincenzo Luberto, della Dda di Catanzaro, da anni in prima linea contro la cosca che opera nell'alto Ionio cosentino. Dal 2004 in poi Luberto ha coordinato una serie di inchieste (tra le quali Lauro, Sibaris e Timpone rosso) che hanno riguardato proprio gli Abbruzzese e che hanno portato all'arresto di numerosi persone tra le quali anche latitanti storici della 'ndrangheta dell'alto Ionio cosentino. Inchieste che spesso si sono concluse con pesanti condanne.

In passato Luberto ha subito minacce ed intimidazioni. In particolare, nel 2007, ignoti sono entrati nel garage della sua abitazione e gli hanno rubato l'auto. Ma prima di andarsene hanno danneggiato tutto ciò che hanno trovato ed hanno lasciato tutta una serie di frasi di minacce scritte sui muri. Due anni dopo la casa del magistrato e stata «visitata» da qualcuno che si è impossessato di alcuni monili in oro appartenenti alla moglie. Già allora, però, l'ipotesi del semplice furto trovò scarso credito presso gli investigatori.

"TRA QUALCHE GIORNO LO FACCIAMO" «Appena arriva l'arma, tra qualche giorno, lo facciamo». È questa frase, pronunciata verso la fine di maggio da uno degli indagati, a far scattare l'allarme dei carabinieri su un progetto di attentato ai danni del pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto. Frase che ha fatto seguito ad un'altra, nella quale si sente dire: «l'altra volta non siamo entrati in azione perchè pioveva». I carabinieri, che stavano conducendo un'inchiesta sulla cosca degli Abbruzzese coordinata dallo stesso pm, hanno subito intensificato i controlli e dopo avere rafforzato la tutela al magistrato, sono entrati in azione forti di provvedimenti di fermo emessi dalla Dda catanzarese per sventare sul nascere qualsiasi ipotesi di attentato.

Dalle intercettazioni è emerso che alcuni dei fermati nell'operazione di stamani, già da tempo stavano controllando le mosse del magistrato. Parlando tra loro citano le abitudini del pm, di come si muove, se è solo o in compagnia. E verso la fine di maggio, dopo che la cosca ha accertato che in certi momenti il magistrato è solo, arriva la frase «appena arriva l'arma lo facciamo». Probabilmente, è l'ipotesi degli investigatori, chi aveva progettato di uccidere Luberto stava aspettando un'arma particolare, forse un fucile di precisione.
 10 Giugno 2011

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