"Oggi Berlusconi ha detto che, se vince Pisapia, Milano diventerà una città islamica. Noi diciamo: caro Berlusconi, ti accorgerai che alimentando le paure non si vince". Arriva da Cosenza la replica del segretario del Pd Pier Luigi Bersani alle ultime dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi sul ballottaggio a Milano.
Noi - ha aggiunto Bersani - siamo tranquilli. Le tue parole le prendiamo a ridere. Anzi consiglio a qualche vignettista di rappresentarlo, il giorno dopo le elezioni di Milano, con un burqa in testa per nascondersi dai milanesi".
Il video appello del premier
Se vincesse Giuliano Pisapia, Milano diventerebbe "una zingaropoli islamica", la "Stalingrado d'Italia" e "una citta' disordinata, caotica e insicura" governata da un candidato che "va a prendere il caffe' ogni giorno con gli esponenti dei centri sociali", sostiene Berlusconi in un appello agli elettori milanesi affinché non consegnino la città alla "sinistra autoritaria e clientelare".
La Stalingrado d'Italia
In un video messaggio sul sito del Pdl, il premier prova a richiamare alle urne gli elettori di centrodestra che hanno disertato il voto al primo turno: "Non credo che per noi milanesi sia una priorità veder costruire una bella moschea nella nostra citta' - dice - né che sia una priorità avere nuove centri sociali spacciati per residenze artistiche e creative: non credo che vogliamo vedere le piazze di Milano riempite di bandiere rosse con la falce e il martello, con un sindaco che sembra vada a prendere tutti i giorni il caffé con i centri sociali. Non credo infine che vorremo consegnare la nostra città a chi promette progetti ireealizzabili e fare di Milano la Stalingrado d'Italia".
Tensione sull'asse con la Lega
Ma anche se Berlusconi mutua il frasario leghista, restano tesi i rapporti tra il Pdl e il Carroccio dopo le polemiche sul trasferimento al Nord di alcuni dipartimenti o ministeri. Al momento non risultano contatti tra il premier e il leader della Lega e non dovrebbero esserci incontri in giornata. I leghisti insistono e il viceministro Roberto Castelli ribadisce che la proposta di trasferire alcuni ministeri al Nord "non è uno spot elettorale, non e' un coniglio tirato fuori dal cilindro in vista del ballottaggio, ma una proposta che la Lega sta elaborando da tempo ed e' completamente slegata dalla questione del ballottagio".
Le priorità sono altre
Ma l'imbarazzo all'interno del Pdl per l'uscita del Carroccio è evidente. Dopo lo stop di Gianni Alemanno e Renata Polverini, anche il governatore lombardo, Roberto Formigoni, dice 'no' a Bossi. "Se la Lega è al governo in Regione Lombardia e nel Paese lo deve ai voti del Pdl", premette. "Ho segnalato a Bossi - aggiunge - alcune priorita' piu' prioritarie rispetto allo spostamento dei Ministeri, che è questione di cui si parla da tanti anni e che non è stata realizzata".
Moratti fa il punto
A sette giorni dal ballottaggio del 29 e 30 di maggio, il sindaco di Milano Letizia Moratti è tornata a riunire nella sua residenza i vertici del Pdl per confrontarsi sulle strategie con le quali tentare di recuperare lo svantaggio incassato al primo turno sulla sfidante di centrosinistra Giuliano Pisapia.
A casa del sindaco sono arrivati per un pranzo di lavoro il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il coordinatore del Pdl lombardo, Mario Mantovani, il presidente lombardo Roberto Formigoni, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Massimo Corsaro e il coordinatore cittadino del partito Luigi Casero.
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