La Santanché: «Rivendico tutte le mie battaglie politiche. Ripeto: siamo moderati, non fessi»
Onorevole Santanché, cos'è successo a Milano?
«Una cosa imprevista. Ci aspettavamo il ballottaggio, visto che eravamo senza Udc e finiani. Ma non Pisapia in testa al primo turno».
Dicono sia colpa della linea aggressiva, di cui lei è considerata simbolo. Lo lasciano intendere la Beccalossi e Scajola. «La Stampa» titola: «Il fantasma della Santanché sulla Moratti».
«Trovo irresponsabile tirare la croce addosso a qualcuno o qualcosa. Ora c'è il ballottaggio: un altro film. È il momento di lavorare. Io ho molta passione per la politica. Non ho alcuna passione per gli avvoltoi. Per gli ingenerosi. Per chi critica e non lavora. Appartengo alla categoria opposta, di chi non critica e da oggi torna ai banchetti, ai mercati, in mezzo alla gente».
Non ne avete fatti troppi di banchetti, anche davanti al tribunale? Non avete esagerato con l'aggressività?
«Se esiste il partito dei moderati, è il Pdl. Ho detto moderati; non fessi. La radicalizzazione, per usare una parola in voga, non nasce da Silvio Berlusconi. Nasce dalla caccia all'uomo. Dalle intercettazioni del premier uscite illegalmente. Dalle trasmissioni tv che danno voce a pentiti che hanno sciolto i bambini nell'acido e ora sostengono teoremi assurdi. Nasce dalla Boccassini».
Appunto: non si pente di aver detto parole così gravi sulla Boccassini?
«Rivendico tutte le mie battaglie politiche. Ripeto: siamo moderati, non fessi. Se ti attaccano, devi trovare un modo per rispondere. Non sono un falco. Ma neppure un piccione».
La Moratti ha fatto bene a chiudere il faccia a faccia con quell'accusa a Pisapia?
«Non vedo nulla di scandaloso nelle sue parole. Lo scandalo è far pregare gli islamici in piazza Duomo. La Moratti, una moderata vera, ha fatto bene a ricordare ai milanesi che Pisapia si è pittato da moderato, ma ha una storia da estremista».
Dicono sia stata lei a suggerirle la mossa.
«La Moratti, con il carattere che ha, le pare una che accetta disposizioni o veline?».
Ma era il candidato giusto?
Ha preso meno voti delle liste che la sostenevano.
«È una questione priva di senso, ora. Dobbiamo essere un sol uomo, una sola battaglia. Cos'è questo coro di critiche? Siamo una banda di cosa? Che mondo è, il mondo delle accuse, delle responsabilità, dei capri espiatori? In un partito ci possono essere amici e nemici, ma oggi dobbiamo mobilitarci tutti. Vedo anche ingenerosità verso Berlusconi. Che ha scelto di mettere la sua faccia».
E ha perso metà delle preferenze. Senza di lui sarebbe andata meglio?
«Sarebbe andata peggio. Berlusconi perde preferenze perché il Pdl perde voti. Ma possiamo ancora farcela. Pisapia non può vincere nella città di Milano».
E perché mai?
«Perché Pisapia è uno che voleva rifondare il comunismo. Un estremista, come de Magistris, come la sinistra che ha prevalso ieri. I suoi valori non sono i nostri. Fine vita, centri sociali, droga, coppie di fatto: mi rifiuto di pensare che Milano voglia un sindaco così».
Milano non ha votato Lassini, l'uomo di «via le Br dalle procure».
«Di Lassini ho sempre detto che sarebbe stato giudicato dagli elettori. Non è andato bene. Se è per questo, non è andata bene neppure la Giudice, che ha fatto tutta la campagna sulla Minetti e il bunga bunga».
Lassini era tutti i giorni sulla prima pagina del «Giornale». Non sono eccessivi i toni del quotidiano della famiglia Berlusconi?
«"Il Giornale" non è un house organ del Pdl o della Real Casa. È stato al centro del dibattito politico di questi due anni. Poi ci sono cose che mi piacciono e altre che non mi piacciono. Ma questo vale per tutti i quotidiani».
Che cosa non le è piaciuto del «Giornale»?
«Leggere l'attacco a Tremonti».
E l'attacco a Boffo?
«C'era una condanna per molestie, no?».
Cosa pensa di Feltri, che chiama lei e Sallusti Rosa e Olindo?
«Sono amica di Feltri, lo sento quasi tutti i giorni, ci siamo parlati due ore fa. È un grande giornalista. La sua era una battuta. Come le intercettazioni: ti inchiodano a una parola».
E la Prestigiacomo?
«È diverso. Con lei ho un rapporto politico. Amiche non siamo mai state».
Com'è il rapporto con le donne del Pdl?
«Ottimo. Abbiamo organizzato una cena elettorale con mille persone, in collegamento con Berlusconi. E abbiamo lavorato tutte assieme: la Ravetto, la Gelmini, la Aprea, la Comi, la Cassinetti, la Bocciardi, la Ronzulli, coordinate da Mantovani».
Mantovani è il capo del Pdl lombardo, ha fatto trovare a Berlusconi una modella svedese violinista dentro l'uovo di Pasqua. Era il caso?
«Embé? C'è qualcosa di male? Lo pensa chi ha la coda di paglia. Ma non è vietato divertirsi, danzare, ascoltare musica. È come guardare la Gioconda al Louvre».
Che c'entra la Gioconda?
«Per suonare il violino bisogna essere artisti. Non è come suonare le nacchere...».
Lei ha detto che in caso di sconfitta a Milano sarebbe stato in gioco il governo. Riconferma?
«Oggi non lo penso. La frammentazione del voto dà stabilità. E la Lega non sfonda».
La Lega a Milano si è tirata indietro?
«La Lega è sempre stata un alleato fedele. Bossi e Berlusconi hanno trovato ogni volta una quadra. E credo proprio che la troveranno, qualunque sia il risultato».
Non vede un governo Tremonti?
«No. Il Pdl non lo appoggerebbe. È ancora la stagione di Berlusconi».
Si è vista agli «Sgommati» di Sky, raffigurata come Crudelia Demon? «Cattivissima»?
«Sì. Ne ho riso. Sono una persona gioiosa, che ama la vita. Non sono invidiosa né gelosa. E neppure cattiva. Parlo come mangio. Sono una pasionaria. Per fare il falco, bisogna saperlo fare. Oggi non è il momento. Bisogna lavorare a tappeto per non perdere Milano».
18 maggio 2011
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