venerdì 8 aprile 2011

Fukushima: Iodio in mare? Situazione senza precedenti. Difficile stimare i danni su organismi viventi

Dopo l'incidente nucleare al largo di Fukushima sono state rilevate concentrazioni di sostanze radioattive superiori ai limiti legali di 4.385 volte. Secondo l'esperto in biodiversità marina Giuseppe Notarbartolo di Sciara "la situazione è molto preoccupante, ma non ci sono dati per capire quali saranno le conseguenze sulle specie dell'oceano"

Ora a Fukushima fa paura anche la contaminazione del mare.
Le concentrazioni di iodio radioattivo rilevate al largo della centrale nucleare sono in aumento: ieri superavano i limiti legali di 3.355 volte. Oggi di 4.385. “La preoccupazione è grande”, ammette Giuseppe Notarbartolo di Sciara, docente di Scienza e politica di conservazione della biodiversità marina all’Università degli Studi di Milano e presidente dell’istituto di ricerca Tethys. L’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese minimizza i rischi per l’uomo: la popolazione locale è stata evacuata e l’attività di pesca nella zona è stata bloccata.

Ma quali sono le conseguenze per la flora e la fauna marina, professor Notarbartolo di Sciara?
Ogni volta che un elemento radioattivo entra in contatto con un organismo vivente può generare, come accade per l’uomo, sia danni diretti sia effetti a lungo termine, come mutazioni genetiche. Ma le conoscenze sono insufficienti per prevedere gli effetti nel mondo subacqueo.

Casi analoghi in passato?
Eventi precedenti non si prestano facilmente a paragoni. Sugli effetti dei test nucleari condotti in Polinesia a partire dagli anni ’50 le informazioni scarseggiano. I rilevamenti compiuti sulla barriera corallina locale oltre cinquant’anni dopo non hanno evidenziato particolari sofferenze nei coralli. E l’incidente di Chernobyl non ha avuto effetti eclatanti sulle condizioni dell’ambiente marino in Mar Nero.

A differenza della catastrofe del 1986 in Ucraina, a Fukushima pare ci sia uno sversamento di sostanze radioattive in mare.
Appunto, è una situazione nuova. Gran parte delle nostre conoscenze su questo tipo di problemi temo che verrà proprio dagli eventi di quest’anno in Giappone.

Quali altri fenomeni possono contribuire a contaminare l’acqua del mare?
Le particelle radioattive presenti nell’atmosfera potrebbero essere veicolo di contaminazione in mare quando vi vengono depositate e si accumulano nei sedimenti, oppure fanno il loro ingresso nella rete alimentare. La stessa cosa ovviamente mediante la pioggia e il dilavamento in mare di acque dolci contaminate a terra o in atmosfera. E’ questo il caso ad esempio degli scarichi provenienti da attività umane e delle acque marine impiegate per il raffreddamento dei reattori. Attraverso questi meccanismi la contaminazione potrebbe trasferirsi da aria e terra a mare, con effetti rilevanti sia sull’ambiente marino, sia sulle persone che ne consumano i prodotti.

Le conseguenze possono arrivare fino al Mar Mediterraneo?
Le specie migratrici, come tonni, mammiferi marini e uccelli si spostano anche di centinaia o migliaia di chilometri, ma non arrivano fino a noi. Più che gli organismi, i principali veicoli di trasporto della contaminazione nel mare sono l’atmosfera e la circolazione oceanica. Anche in questo caso gli effetti più rilevanti rimarranno circoscritti all’oceano Pacifico.

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