I fedelissimi si ribellano
Lo spappolamento della maggioranza domina la scena. E il retroscena. I fedelissimi del premier «si ribellano» scrive Ugo Magri sulla Stampa che sottolinea: «Un’altra rivolta nel Pdl». Utile lettura per scoprire – se l’aritmetica non tradisce – che il partito del presidente del consiglio è diviso in un numero di “anime” (fazioni il vocabolo più appropriato) che si avvicina alle due decine. Insomma, il catalogo (incompleto) è questo: «Italia protagonista, I Gabbiani, Nuova Italia, Giovane Italia, Movimento per l’Italia, Fondazione Cristoforo Colombo, Liberamente, Magna Carta, Rete Italia, Riformismo e libertà, Promotori della libertà, Fondazione ResPublica, Club della libertà, Circoli del buongoverno». Se si aggiungono Dini e la sua pattuglia e qualche altro spezzatino, si possono tirare le somme.
Una grana dietro l’altra
Della crisi verticale si accorge Vittorio Feltri su Libero («Una grana dietro l’altra, capitano tutte a lui», il titolo d’apertura. «Vediamo ad occhio nudo, da qualche tempo, che il tiro al bersaglio-premier è praticato anche dalla maggioranza». La responsabilità maggiore è sempre di Fini, da quelle parti.
Ma Feltri se la prende con l’attuale maggioranza e a chi «si aggrappa a un plotoncino di alieni denominati responsabili». Insomma, «il governo tira avanti, acciaccato e dolorante». Fin quando ce la farà? «Il referto non induce all’ottimismo, poiché qualcuno nella maggioranza residuale di centrodestra, ispirandosi al motto “crepi Sansone con tutti i filistei”, lavora per demolire l’ex Casa delle libertà sotto le cui macerie, eventualmente, rimarrà schiacciato». Siamo, lo dice Feltri, al «cupio dissolvi» che si è «impadronito di vari parlamentari psicologicamente instabili, un po’ disturbati». Feltri ha un sospetto: «Ma quanti deputati del Pdl sono fessi e quanti ci fanno nella speranza di dare uno spintone al governo e di porre fine allo strazio?» Conclusione: «Il quadro non è rassicurante. Oddio, l’opposizione non sta meglio degli avversari e non offre alternative, anzi, sembra in liquefazione. È un prodigio che l’Italia non sia schiattata. Il merito sarà ben di qualcuno. Di chi? Domanda cui non sappiamo rispondere. E voi?».
Quel 50 per cento
Alessandro Sallusti sul Giornale cerca di rassicurare il lettore-elettore. E lo fa nel modo più berlusconiano: «L’ultimo sondaggio è di ieri mattina – scrive – Silvio Berlusconi ha la fiducia del 50 per cento degli italiani. Un record tra gli attuali premier europei, il cui gradimento, da Sarkozy alla Merkel, non supera in questi giorni il 20». Il lettore del quotidiano di famiglia non trova però in nessun titolo del quotidiano la sottolineatura di cotanto sondaggio. Può imbattersi nei «tormenti di Berlusconi», nell’elogio di Mantovano («capatosta da non far scappare»), nel «caos in aula». Ma su quello strepitoso 50 per cento che straccia i concorrenti nazionali e non neppure una righetta.
Botta e risposta
Giuliano Ferrara ha attaccato due giorni fa sul Foglio Alexander Stille per un post su Repubblica.it. Quest’ultimo risponde (su Repubblica) ribadendo punto per punto le sue critiche a Ferrara ben sintetizzate nel titolo «quando il giornalismo è in conflitto d’interesse ». Avvertenza: nella polemica molto dura, l’elefante ha tirato in ballo Ugo Stille, Alexander risponde citando Maurizio Ferrara. Suggerimento per una polemica che non si chiuderà a breve: meglio lasciare da parte i genitori.
2 aprile 2011
europaquotidiano.it/Feltri-Sallusti_l'arrampicata_sugli_specchi
Lo spappolamento della maggioranza domina la scena. E il retroscena. I fedelissimi del premier «si ribellano» scrive Ugo Magri sulla Stampa che sottolinea: «Un’altra rivolta nel Pdl». Utile lettura per scoprire – se l’aritmetica non tradisce – che il partito del presidente del consiglio è diviso in un numero di “anime” (fazioni il vocabolo più appropriato) che si avvicina alle due decine. Insomma, il catalogo (incompleto) è questo: «Italia protagonista, I Gabbiani, Nuova Italia, Giovane Italia, Movimento per l’Italia, Fondazione Cristoforo Colombo, Liberamente, Magna Carta, Rete Italia, Riformismo e libertà, Promotori della libertà, Fondazione ResPublica, Club della libertà, Circoli del buongoverno». Se si aggiungono Dini e la sua pattuglia e qualche altro spezzatino, si possono tirare le somme.
Una grana dietro l’altra
Della crisi verticale si accorge Vittorio Feltri su Libero («Una grana dietro l’altra, capitano tutte a lui», il titolo d’apertura. «Vediamo ad occhio nudo, da qualche tempo, che il tiro al bersaglio-premier è praticato anche dalla maggioranza». La responsabilità maggiore è sempre di Fini, da quelle parti.
Ma Feltri se la prende con l’attuale maggioranza e a chi «si aggrappa a un plotoncino di alieni denominati responsabili». Insomma, «il governo tira avanti, acciaccato e dolorante». Fin quando ce la farà? «Il referto non induce all’ottimismo, poiché qualcuno nella maggioranza residuale di centrodestra, ispirandosi al motto “crepi Sansone con tutti i filistei”, lavora per demolire l’ex Casa delle libertà sotto le cui macerie, eventualmente, rimarrà schiacciato». Siamo, lo dice Feltri, al «cupio dissolvi» che si è «impadronito di vari parlamentari psicologicamente instabili, un po’ disturbati». Feltri ha un sospetto: «Ma quanti deputati del Pdl sono fessi e quanti ci fanno nella speranza di dare uno spintone al governo e di porre fine allo strazio?» Conclusione: «Il quadro non è rassicurante. Oddio, l’opposizione non sta meglio degli avversari e non offre alternative, anzi, sembra in liquefazione. È un prodigio che l’Italia non sia schiattata. Il merito sarà ben di qualcuno. Di chi? Domanda cui non sappiamo rispondere. E voi?».
Quel 50 per cento
Alessandro Sallusti sul Giornale cerca di rassicurare il lettore-elettore. E lo fa nel modo più berlusconiano: «L’ultimo sondaggio è di ieri mattina – scrive – Silvio Berlusconi ha la fiducia del 50 per cento degli italiani. Un record tra gli attuali premier europei, il cui gradimento, da Sarkozy alla Merkel, non supera in questi giorni il 20». Il lettore del quotidiano di famiglia non trova però in nessun titolo del quotidiano la sottolineatura di cotanto sondaggio. Può imbattersi nei «tormenti di Berlusconi», nell’elogio di Mantovano («capatosta da non far scappare»), nel «caos in aula». Ma su quello strepitoso 50 per cento che straccia i concorrenti nazionali e non neppure una righetta.
Botta e risposta
Giuliano Ferrara ha attaccato due giorni fa sul Foglio Alexander Stille per un post su Repubblica.it. Quest’ultimo risponde (su Repubblica) ribadendo punto per punto le sue critiche a Ferrara ben sintetizzate nel titolo «quando il giornalismo è in conflitto d’interesse ». Avvertenza: nella polemica molto dura, l’elefante ha tirato in ballo Ugo Stille, Alexander risponde citando Maurizio Ferrara. Suggerimento per una polemica che non si chiuderà a breve: meglio lasciare da parte i genitori.
2 aprile 2011
europaquotidiano.it/Feltri-Sallusti_l'arrampicata_sugli_specchi
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