mercoledì 20 aprile 2011

Conti pubblici: Tremonti, 'serve correzione ma meno di altri' IPOTIZZATI 35-39 MILIARDI

Pressing da Confindustria: Bene il rigore ma delude piano crescita

19 aprile 2011
La manovra per aggiustare i conti pubblici va fatta: ma è dell'entità già stabilita con Bruxelles ed è "tra le più basse del mondo" (lo 0,5% annuo, quindi 15-16 miliardi in due anni). Si partirà non ora ma nel 2013 e 2014. Poi nel 2015 si avvia l'abbattimento del debito per il quale potrebbero essere usati anche gli immobili pubblici. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, replica a quanti ipotizzano una manovra assai più 'dolorosa' che sfiora i 35 miliardi, cioé più del doppio di quanto sostiene il ministro.

Proprio oggi il segretario del Pd chiedeva appunto di sapere dove Tremonti troverà 39 miliardi e Confindustria sottolineava come per aggiustare i conti serva un impegno addirittura maggiore a quello richiesto dai parametri di Maastricht per l'ingresso in Europa. La correzione dei conti pubblici italiani sarà dello 0,5% l'anno nel biennio 2013-2014. Ma questo dipenderà anche dall'andamento dell'economia. Tremonti, configura così il percorso del rientro dei conti. "E' una correzione che dobbiamo fare, come minimo dello 0,5% un anno e lo 0,5% l'altro anno", ma questo "dipende da come andrà l'economia nel prossimo biennio".

Ma "la nostra posizione non è particolarmente spiazzata. Anzi, confrontata con altri paesi si può verificare che tutti i sentieri che vanno seguiti per riportare in norma la posizione dell'Italia sono diversi dalle rappresentazioni fatte da altre parti. Come percentuale la nostra posizione è piuttosto interessante. Certo la correzione va fatta: ma la richiesta per l'Italia è tra le più basse del mondo". Il ministro risponde così ad una domanda sulle 'cifre' indicate anche da Bankitalia che parlava di una manovra di oltre 30 miliardi, cioé il 2,3% del Pil.

Ma è proprio l'andamento dell'economia l'incognita: in Italia "dobbiamo e possiamo fare molto di più", ma i nostri conti non sono "spiazzati" rispetto a quelli degli altri paesi europei. Tremonti guarda dunque alla crescita e su due fronti: quello nazionale (il ministro ribadisce che a maggio arriveranno le prime riforme già indicate nel Def), mentre su fronte 'continentale' occorre "più Europa" attraverso la revisione dei trattati. Insomma anche sui trattati europei servono degli "stress test", dice Tremonti prendendo a prestito la formula attuata per il mondo bancario. Tra le riforme il ministro torna a parlare di quella fiscale che è "non semplice" da fare, ma per la quale sono già disponibili le linee per capire "dove vogliamo andare".

Mentre sul nucleare ribadisce che "serve una profonda riflessione". Anche perché il beneficio in bolletta è "locale", ma il "maleficio può essere generale". Sui prossimi impegni Tremonti chiede a opposizione e forze economiche e sociali un "contributo" in termini di idee e di dibattito parlamentare per poi consegnare il tutto a Bruxelles dove a giugno tutte le proposte dei paesi saranno discusse collegialmente. "Sono attesi i documenti dell'opposizione. Ma le proposte devono essere scritte con metrica europea. E' molto attesa la parte propositiva". Poi i documenti vanno in Europa.

CRISI: PRESSING CONFINDUSTRIA , DELUDE PIANO CRESCITA - Bene il rigore, ma ancora non c'é la scossa all'economia che le imprese ritengono non più rinviabile. Con il Documento di economia e finanza (Def) ed Piano nazionale delle riforme (Pnr) non è stato centrato - è il giudizio delle associazioni di imprenditori - l'obiettivo di affiancare alle misure per la stabilità dei conti pubblici quelle per il sostegno a crescita e sviluppo.

Per Confindustria è condivisibile che "senza stabilità della finanza pubblica non è possibile lo sviluppo economico", ma, ed in particolare oggi in questa delicata fase per l'economia del Paese indebolita dalla crisi, "é vera anche la relazione inversa: senza crescita è molto difficile conseguire la stabilità finanziaria". Così via dell'Astronomia, ha spiegato il dg Giampaolo Galli, giudica il Pnr "deludente per quanto attiene alle azioni concrete" per crescita e competitività. E chiede: "Serve uno scatto di orgoglio per affrontare le urgenze del Paese". Così anche Rete Imprese Italia, che condivide l'obiettivo del pareggio di bilancio per il 2014, ma ritiene "insufficienti", un "limite" del documento del governo, le misure per lo sviluppo. Lo ha indicato in rappresentanza dell'organizzazione delle pmi Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato: mancano, dice, "quelle indicazioni che si configurerebbero come una scossa all'economia italiana, c'é un apprezzabile realismo, ma c'é sicuramente più enfasi per la stabilità che per la crescita". Posizioni espresse nel round di audizioni in Parlamento, di fronte alle Commissioni finanze e bilancio di Camera e Senato in seduta congiunta.

Per Confindustria l'impegno di risanamento indicato dal governo nel Def è "estremamente ambizioso", con manovre il biennio 2013-2014 da "circa 39 miliardi, cifra ben superiore a quella di 25 miliardi approvata la scorsa estate". Dati che, ha indicato ai parlamentari il direttore generale Giampaolo Galli "delineano uno sforzo di gran lunga superiore a quello compiuto negli anni '90 per rispettare i parametri di Maastricht e partecipare fin dall'inizio alla moneta unica europea".

A preoccupare gli industriali anche il taglio degli investimenti pubblici, che "scenderebbero a 27 miliardi già nel 2012, erano 38 miliardi nel 2009. Si tratta di una diminuzione consistente che avrà effetti di lungo periodo sull'infrastrutturazione del Paese ed è in contrasto con le raccomandazioni dell'Unione Europea, che chiede di effettuare il risanamento senza penalizzare la spesa in infrastrutture". E se si da atto al governo di aver adottato un quadro di previsioni macroeconomiche più realistico, le stime "sottolineano ulteriormente quanto siano impegnativi gli obiettivi di riduzione del disavanzo pubblico" e, ribadiscono gli industriali, "sottolineano altresì quanto sia urgente mettere in atto le misure per rilanciare la crescita economica".

ansa.it/

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