giovedì 28 aprile 2011

Centrale di Cernobyl: dopo 25 anni nessuna soluzione in vista

Il sarcofago
L'incidente di Cernobyl
Nelle prime ore dell’alba del 26 aprile 1986, un grave incidente nucleare si verificò al reattore 4 della centrale nucleare di Cernobyl, in Ucraina, allora territorio dell’URSS. L’esplosione del reattore e gli incendi che seguirono sono passati alla storia come il più grande incidente nucleare civile di sempre, con un’emissione di radiazioni nell’atmosfera di molte centinaia di volte superiore a quella delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Le conseguenze interessarono tutto il continente europeo e oggi, 25 anni più tardi, ancora persistono.

Il Reattore numero 4
La centrale nucleare di Cernobyl si trova a circa 100 chilometri a nord di Kiev, sul confine tra l'Ucraina e la Bielorussia. Nel 1986, al momento dell'incidente, erano operativi 4 reattori del tipo RBMK mentre altri due erano in costruzione. Il reattore numero 4 che subì l'incidente era il più recente ed era entrato in funzione solo 3 anni prima. Aveva una potenza di 1.000 megawatts (MW).

Dentro le rovine
Il reattore era caricato con 1.659 barre di combustibile per un totale di 190,2 tonnellate di materiale nucleare. Soltanto una parte di queste barre si trova adesso all'interno del sarcofago sotto forma di frammenti delle barre originali.
Varie tonnellate di combustibile si trovano sotto forma di polvere che potrebbe facilmente disperdersi nell'ambiente. Una parte più piccola di sostanza radioattiva si è disciolta nell'acqua. L'incidente portò la maggior parte del combustibile nucleare a fondersi con altri materiali fino a formare una specie di 'lava', una miscela di combustibile, grafite e macerie di cemento. Questo ha drasticamente aumentato il volume complessivo di materiale radioattivo e rende molto difficile stabilire quanto combustibile nucleare rimane oggi dentro il reattore, si tratta comunque di una grande quantità che costituisce una minaccia per l'ambiente e che deve essere gestita.

Costruzione del sarcofago
Otto mesi dopo l’incidente, nel novembre del 1986, un sarcofago di cemento armato composto da 7.000 tonnellate di acciaio e 410.000 metri cubi di calcestruzzo – fu costruito attorno al reattore, così da prevenire il rilascio di altre radiazioni nell’atmosfera. Il sarcofago non è stato concepito come soluzione definitiva, ma per avere una vita massima di 20-30 anni.

Le tappe successive, raccontano di una storia travagliata, che ancora non si è conclusa.
1992
: l'Ucraina annuncia un concorso internazionale di progettazione per mettere in sicurezza il reattore danneggiato, ma nessuna delle proposte presentate ha i requisiti previsti. Le proposte sostanzialmente privilegiavano la costruzione di una nuova struttura protettiva.

1994: La Commissione europea commissiona ad Alliance, un consorzio europeo, uno studio di fattibilità sulla costruzione di una nuova struttura di protezione. Anche questa proposta viene bocciata.

1995: I paesi del G7, l'Unione Europea e l'Ucraina concordano su un protocollo d'intesa per la disattivazione della centrale nucleare di Cernobyl. Un gruppo internazionale di esperti, sotto la vigilanza della società tedesca Arcadis, elabora un piano con misure a breve e medio termine. Tuttavia, nessuna delle proposte presentate rappresenta una soluzione economicamente e tecnicamente adeguata per mettere il reattore in uno stato di sicurezza. Si decide quindi di procedere in più fasi. Questa opzione trova d'accordo i tecnici ucraini e gli stati del G7.

1997: Un gruppo di esperti provenienti da Stati Uniti, Giappone, Europa e Ucraina sviluppa un programma per schermare i resti della centrale dall'ambiente esterno, il cosiddetto Shelter Implementation Plan (SIP), completato nello stesso anno. Si tratta di un progetto tecnicamente complesso che si prevede richiederà otto o nove anni per il completamento. I suoi obiettivi principali sono di: 1. ridurre le probabilità di un collasso del sarcofago; 2. ridurre la dispersione di radiazioni conseguente ad un collasso; 3. aumentare la sicurezza nucleare all'interno del sarcofago; 4. migliorare le procedure di sicurezza per il personale e l'ambiente; 5. sviluppare una strategia a lungo termine per il sito.

Costi e finanziamenti
La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBDR) ha preso in carico la gestione amministrativa del Piano SIP ed ha istituito nel settembre 1997 il Chernobyl Shelter Fund (CSF). Il costo totale del SIP fu stimato in 768 milioni di dollari, la maggior parte dei quali sarebbe dovuta provenire dagli stati del G7 e dalla Comunità Europea. All'inizio del 2004 i costi stimati erano saliti a 978 milioni di dollari, ma già nel 2005 erano arrivati a circa 1.1 miliardi di dollari e all'inizio del 2008 a circa 1.39 miliardi di dollari. Nel 2011 Vincent Novak, a capo del dipartimento di sicurezza nucleare dell'EBRD ha annunciato che servono altri 600 milioni di dollari.
Nel complesso 864 milioni di Euro sono stati versati dai paesi donatori e dall'Unione Europea al CSF. L'EBRD valuta che i costi complessivi si aggireranno sui 1,6 miliardi di euro (2,25 miliardi di dollari): circa tre volte la cifra stimata inizialmente con una previsione di spesa destinata a salire ulteriormente.

Tempi e ritardi
Inizialmente previsto come un progetto della durata massima di nove anni (e dunque completato per il 2005), il SIP ha subito numerosi ritardi, tanto che nel gennaio del 2011 se ne annunciava il completamento per il 2014, a patto che fossero resi disponibili i fondi necessari.
Tuttavia, mettere in sicurezza il sito di Cernobyl è sempre più urgente: da una parte il vecchio sarcofago rischia il collasso, dall’altra c’è il pericolo che si inneschi una reazione a catena all’interno del sarcofago stesso.

Rischio di collasso del sarcofago del reattore 4.
La struttura che contiene il reattore danneggiato è stata pensata per durare un massimo di 20 o 30 anni. Gli esperti hanno denunciato per anni le condizioni inaccettabili del sarcofago: i muri sono crepati e il tetto sta cedendo. Le minacce principali alla stabilità della struttura sono i forti venti, la neve, gli incendi e le infiltrazioni d'acqua, fenomeni non rari nella zona.

Anche i terremoti sono un rischio reale: nel 1990 la zona è stata investita da un terremoto di lieve entità e - sebbene la struttura non abbia ceduto - ha riportato diverse fratture. In caso di collasso della struttura, elevate quantità di radiazioni verrebbero rilasciate nell'area circostante. Vari modelli di dispersione nell'atmosfera, prevedono un rilascio di radiazioni elevato fino a 50 chilometri dal sito della centrale. Vicino al reattore 4 si avrebbero dosi di 5 Sievert, letali per la maggior parte delle persone.
26 Aprile 2011

umbertobraccili.it/centrale-di-cernobyl-dopo-25-anni-nessuna-soluzione-in-vista

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