venerdì 15 aprile 2011

Caso Thyssen- Torino, Thyssenkrupp per i giudici fu omicidio volontario

16 anni di reclusione all'ad tedesco. I parenti abbracciano Guariniello: «Mai più tragedie come questa», la difesa: «incomprensibile»

Ore 21, l’orario previsto per la sentenza Thyssen. L’aula ha accolto con un applauso la sentenza. La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti della Linea 5 dell’acciaieria di Torino. L’amministratore delegato Herald Espenhahn è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Una liberazione, dopo un lungo calvario iniziato il 6 dicembre 2007. Giustizia per i sette morti, bruciati vivi . «Questa è una svolta epocale», ha dichiarato il pm Guariniello, «non era mai successo che per una vicenda di morti sul lavoro venisse riconosciuto il dolo eventuale. Una condanna non è mai una vittoria o una festa. Però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Credo che da oggi in poi i lavoratori possano contare molto di più sulla sicurezza e che le imprese possano essere invogliate a fare molto di più per la sicurezza».

L'attesa. Un processo che farà storia nella giurisprudenza italiana. Sette vittime, sei imputati e ottantotto udienze effettive per fare luce su quello che è accaduto nella Thyssenkrupp di Torino. Un incidente sul lavoro, come i tanti che entrano nelle brevi di cronaca dei maggiori quotidiani italiani. Quello dell’acciaieria di Torino, avvenuto il 6 dicembre 2007, però è diverso. Per la prima volta contro gli imputati pende l’accusa di omicidio volontario e non colposo. Davanti all'ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino, in attesa della sentenza del processo prevista per questa sera, un presidio con striscioni e bandiere di sindacati e organizzazioni tiene accesa la speranza di un finale giusto.

La negligenza e la volontà. La morte dei sette operai, avvolti dalle fiamme, è avvenuta per negligenza consapevole di chi, dovendo investire sulla sicurezza antincendio, non lo ha fatto. Così, accettato il rischio di un incidente, furono posticipati gli investimenti antincendio per la linea 5 della produzione di Torino. E così la Procura del capoluogo piemontese, con una mossa senza precedenti, ha chiesto 16 anni e mezzo di carcere per l’imputato principale, l’amministratore delegato Herald Espenhahn. Lo spettro, quello dell’omicidio volontario, viene ridimensionato dagli avvocati dell’azienda. Secondo l’avvocato Franco Coppi, che in aula ha tenuto una lezione di giurisprudenza, è un’accusa senza senso perché non si può paragonare un manager d’azienda a un bandito che spara all’impazzata dopo una rapina. Gli altri penalisti che difendono la multinazionale vanno oltre: Andrea Garaventa parla di «processo politico».

La voce sindacale. Aspettando la sentenza, attesa per le ore 21, non si stemperano i toni dei sindacati. che incalzano  rispetto ai diritti dei lavoratori. La sicurezza dei posti di lavoro dovrebbe essere sempre garantita, ma la cronaca quotidiana ci indica tutt’altro. «È vero che Espenhahn non è un cinico assassino», ha dichiarato Giorgio Cremaschi della segreteria nazionale Fiom-Cgil, presente stamattina al Tribunale di Torino, «ma le responsabilità non possono essere le stesse di un incidente stradale. Sono molto più gravi. Non c’è solo una colpa, ma un dolo dovuto alla logica aberrante di guadagnare in faccia alle persone e al fatto che le aziende non investono nella sicurezza sul posto di lavoro». Centinaia di persone, e molti colleghi dei sette operai morti, attendono la sentenza davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino.

Quale sicurezza sul lavoro? Ci si chiede quali siano le misure necessarie, prese da governo e imprenditori, per garantire la sicurezza sul posto di lavoro. Resta un dato importante da analizzare, il numero delle vittime, di coloro che vanno in fabbrica e non fanno più ritorno a casa, schiacciati da una motrice o caduti da un’impalcatura. Martiri, che aumentano di giorno in giorno. In Italia, sono 114 i decessi sul lavoro registrati da gennaio a marzo 2011, contro i 91 del primo trimestre 2010. Lo rileva l’Osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering che da oltre due decenni lavora nel settore della formazione e della sicurezza. C’è un’inversione di tendenza rispetto al 2010, che aveva registrato una flessione dell'1,9% degli infortuni in complesso rispetto al 2009 (da 790 mila casi a 775 mila casi); una flessione del 6,9% degli infortuni mortali (da 1053 a 980). Morti sul lavoro, persone che ingrossano le statistiche delle vittime innocenti, come gli operai della Thyssen. Storie di persone che attendono giustizia.
 15/04/2011

agenziami.it/Torino Thyssenkrupp per i giudici fu omicidio volontario

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