Milano, 11-04-2011
Silvio Berlusconi, tra gli imputati al processo Mediaset, è entrato poco prima delle 10 nell'aula della prima Corte d'assise d'appello. Tre ore davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale. Due settimane fa aveva seguito l'udienza preliminare del caso Mediatrade.
"Nemmeno per sogno, non facciamo ridere"
Questa la replica immediata del premier a chi gli chiedeva se ritiene possibile che il processo di oggi si chiuda con una condanna.
La cresta sulle carote"
Allora, un signore che conosco ha scoperto che un suo parente faceva la cresta sulle carote - ha raccontato il premier ai giornalisti - e lo ha licenziato il giorno stesso". Insomma, dice il presidente del Consiglio, se il capo
dell'ufficio acquisti dei diritti tv Mediaset avesse davvero "fatto la cresta" sull'acquisto dei diritti, come sostiene l'accusa, sarebbe stato licenziato.
L'assurdo degli assurdi"
Questi - ha spiegato il premier - fanno la cresta di 21 milioni su 30 milioni di acquisti di diritti, in confronto ai 1000 milioni di diritti che acquistano in un anno e l'imprenditore tiene li' al suo posto questo signore a capo di questa struttura?! E' una cosa cosi' inverosimile da gridare vendetta". Il premier ha definito "l'assurdo degli assurdi" la tesi dell'accusa secondo cui sarebbe stato il socio occulto del produttore americano Frank Agrama.
Secondo l'accusa, ha proseguito Berlusconi, "io sarei stato socio di Agrama al 50% e avrei dovuto versare il 50% di questi soldi (i 21 milioni, ndr) a Mediaset, quando sarebbe bastata per me una telefonata agli uffici". Il secondo paradosso, secondo il presidente del Consiglio, e' che "se un imprenditore viene a sapere che il suo capo degli uffici acquisti" fa "la cresta sull'acquisti dei diritti" non potrebbe essere "cosi' pazzo da tenere a capo della struttura uno che compie un'operazione di questo genere".
Basta intercettazioni"
In un paese civile le intercettazioni non possono essere portate a processo perché
manipolabili", ha detto Berlusconi. "Si tratta di accuse risibili e infondate", ha aggiunto il premier a proposito del caso Ruby, parlando in aula con i giornalisti.
Ruby l'ho strappata alla probabile prostituzione"
Ho chiesto un'informazione preoccupato per una situazione che poteva dar luogo ad un incidente diplomatico", dice Berlusconi spiegando il perché della telefonata in questura a Milano la notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi quando Ruby venne rilasciata. Berlusconi ha poi spiegato di aver dato soldi a Ruby "per sottrarla a qualunque necessità, per portarla nella direzione contraria e non costringerla alla prostituzione".
Accuse paradossali
Berlusconi ha affermato di essere "paradossalmente accusato di prostituzione minorile, quando invece la ragazza ha raccontato davanti a me e a tutti una
storia molto dolorosa che ci ha persino commosso". Il premier ha chiarito dunque di averla aiutata e "le avevo dato persino una chance di entrare in un centro estetico con un'amica". Centro estetico che "lei avrebbe potuto realizzare, se portava un laser per la depilazione per un importo che a me sembrava di 45mila euro, invece lei ha dichiarato di 60mila euro". E quindi il presidente del Consiglio ha dato "l'incarico di darle questi soldi per sottrarla a qualunque necessità". Il premier ha definito il processo sul caso Ruby un processo "infondato e senza senso", perché l'accusa di concussione è "addirittura risibile" e quella di prostituzione minorile "è irreale".
"Sappiamo che sono solo processi mediatici"
"Di vero non c'è niente - ha detto il premier a proposito delle sue disavventure giudiziarie - e questa è la dimostrazione che il nostro Paese è giunto ad una situazione limite per cui bisogna riformare la giustizia". Per Berlusconi "La riforma della giustizia è una riforma completa che prevede un cambiamento profondo di tutto l'assetto della magistratura". La riforma "non è affatto punitiva" ma serve a "portare la magistratura ad essere quello che deve essere non quello che è oggi, un'arma di lotta politica".
In italia "c'è una magistratura che non lavora con il paese, ma contro il
paese", ha tuonato il presidente del Consiglio, sottolineando l'importanza della riforma della giustizia.
Berlusconi, durante la pausa del processo, si è fermato sulla strada a aparlare coi suoi sostenitori e si è detto "commosso" per la partecipazione della gente a suo sostegno.
Mattinata surreale
Il premier ha quindi aggiunto: "Ho passato una mattinata surreale ai limiti dell'inverosimile, una perdita di tempo paradossale con un dispendio di risorse
generali che grida vendetta".
"Tutto - ha aggiunto - è sul nulla perche non c'è una prova, non c'è un documento e una testimonianza di un passaggio di denaro a sostegno delle tesi del pubblico ministero che sono solo frutto della sua fantasia".
Gazebo e palloncini
A poche decine di metri dall'ingresso del tribunale in via Freguglia a Milano si è dispiegata una vera e propria manifestazione a sostegno di Silvio Berlusconi. Il palco mobile, gli striscioni ed i palloni azzurri preparati dai sostenitori del premier sono il segno visibile di una manifestazione organizzata da giorni. Arrivato in prima mattinata il primo pullman di sostenitori provenienti da Piacenza: ognuno di loro, in tutto una ventina di persone, ha in mano una bandiera del Popolo della Liberta' ed il cartello 'Silvio resisti'.
"Boccassini dicci come mai i veri criminali non li processi mai"
"Boccassini sei una guardona", è uno degli slogan scanditi dai sostenitori del
premier Silvio Berlusconi che si sono radunati oggi davanti all'entrata di via Freguglia del Palazzo di Giustizia di Milano. I sostenitori del premier, circa 200, intonano anche "chi non salta comunista è".
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